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  A.I.B.  

Lotta attiva contro il fuoco. 

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Indice argomenti:

 La tecnica di spegnimento

 L'attacco diretto

L'attacco indiretto 

 Il tagliafuoco

 Comando delle operazioni

 Il colore del fumo

 Il controfuoco 

 I metodi per eseguire il controfuoco

  Il telerilevamento ed il rilevamento satellitare

  Meccanismi preventivi 

 

 

 

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Affinché l’azione di spegnimento sia efficace, economica e tempestiva è importante prevedere il comportamento dell’incendio, ossia la sua intensità, lo sviluppo del fuoco nello spazio e nel tempo.

Base fondamentale è la conoscenza del territorio, ciò permette la lotta attiva attraverso l’avvistamento e lo spegnimento.

 La tecnica di spegnimento si basa sul principio di rompere almeno uno dei lati del "triangolo del fuoco" mediante:

 

- eliminazione del combustibile;

- eliminazione dell’aria ;

- raffreddamento della combustione.

 

L’intervento si basa su due metodi:

 1) L’ATTACCO DIRETTO che consiste nel battere sulle fiamme con frasche, battifuoco o frustini; coprire con terra le fiamme; irrorare con acqua o prodotti chimici (ritardanti); uso del soffiatore.

 2) L’ATTACCO INDIRETTO

Si tratta di realizzare una linea di difesa davanti all’incendio eliminando il combustibile con il taglio e l’asportazione.

- Negli incendi di superficie se il fuoco non è troppo intenso si cerca di affrontarlo sulla "testa", cioè sul lato in cui avanza più rapidamente si esegue l’attacco diretto battendo i combustibili, raccogliendo terra e gettandola sul fuoco.

La denominazione delle diverse parti dell’incendio

- Se le fiamme superano mt 1,00 - 1,20 si devono usare acqua e pompe.

- Se l’incendio ha una dimensione ed una propagazione tale da permetterlo conviene attaccare direttamente non alla "testa" (combustione rapida ed intensa), ma ai "fianchi" dove le fiamme sono più basse, in tal modo si stringe l’incendio convergendo su ambo i lati fino alla "testa".

- Negli incendi di chioma ( trasporto di faville e tizzoni a distanza, accensione di focolai secondari) di regola si esegue l’attacco indiretto costruendo una linea di difesa a distanza conveniente.

                        

 

 IL TAGLIAFUOCO

Le vecchie strisce di tagliafuoco, “cesse” o viali parafuoco, che tanto deturpano le macchie mediterranee ma in modo particolare le foreste, (realizzate, normalmente, sui fianchi o a centro delle colline e delle montagne), servono assai meno di quanto si creda. Infatti, l’esperienza insegna, che in presenza di particolari condizioni atmosferiche (considerevole vento, elevate temperature, moderata umidità dell’aria ecc.), il fuoco supera d’un colpo persino le strade asfaltate di grosse dimensioni, ad es. superstrade o autostrade. Senza dimenticare che proprio queste sono le condizioni atmosferiche, più pericolose, che possono facilmente innescare possibili nuovi incendi con il trasporto “aereo” di faville o piccoli rametti ardenti eludendo così e facilmente i costosissimi tagliafuoco.

Mi rendo perfettamente conto che la mie considerazioni contrastano con l’orientamento prevalente degli esperti del settore, ma sono fermamente convinto che deve cessare questo spreco enorme di risorse economiche ed umane che quasi sempre non raggiunge l’effetto o la funzionalità desiderati. L’unica soluzione è un buon “sistema operativo”, che decida di volta in volta se intervenire con l’utilizzo del  taglia-fuoco finalizzato, solo, a creare un congruo fronte dove attendere le fiamme per la definitiva estinzione (attraverso le tecniche dell’attacco diretto, indiretto o del controfuoco). Del resto l’attuale costante aumento degli incendi, ci deve avviare verso una riflessione nei confronti di questo, inefficiente ed abusato, “meccanismo preventivo”, non dimenticando mai che la stragrande maggioranza degli incendi sono di natura dolosa.

La tecnica del tagliafuoco consiste essenzialmente nel trattamento diretto all’eliminazione della copertura vegetale. Questo intervento è differenziato secondo le finalità perseguite (arresto o rallentamento dell’incendio).

Nel primo caso (c.d. viale passivo) la vegetazione deve essere totalmente eliminata e la larghezza deve essere notevole e varia  secondo la topografia dei luoghi (normalmente tra i 100 e 300 m).

Nel secondo (c.d. viale attivo) la vegetazione deve essere totalmente eliminata ma viene  ridotta, notevolmente, le dimensioni della striscia diventando sufficiente una larghezza tra 15 e 60 m (comunque mai inferiore al doppio dell’altezza degli alberi limitrofi). 

Evidentemente la scelta tra le due soluzioni dipende dalle caratteristiche del territorio, dagli incendi che si verificano e dal servizio di estinzione.

Sia l’una o l’altra soluzione richiedono un ingente investimento economico-umano per sostenere la considerevole spesa iniziale di costruzione, ma anche per mantenere, successivamente, l’area totalmente priva di vegetazione.

Occorre sottolineare che il c.d. “viale passivo”, per l’alta superficie di terreno denudato richiesta, male si concilia con la difesa del suolo dall’erosione e quindi, in territori ad orografia accidentata, è assolutamente improponibile anche se spesso utilizzato.

Più spesso si ricorre al viale “tagliafuoco attivo”,  progettato per trasformare l’incendio di chioma,  in incendio di superficie.

Questi viali per essere ancora più efficaci sono resi (dove le condizioni orografiche lo permettano) anche transitabili con  i mezzi antincendio creando così anche un forte e negativo incentivo al transito veicolare civile. Indubbiamente un altro aspetto negativo dei viali parafuoco è che contrastano con la funzione paesaggistica del bosco perciò si pensa di realizzare gli ancora più costosi ed inutili  viali tagliafuoco c.d. verdi. 

 

 Esigenza fondamentale è che una sola persona assuma il COMANDO DELLE OPERAZIONI allo scopo di non creare confusione.

   In generale i criteri da seguire sono i seguenti:

Dopo l’allarme è necessario:

a.     rendersi conto dell’ubicazione precisa dell’incendio;

b.     osservare il comportamento ( velocità e direzione) del fuoco;

c.     rilevare località e beni minacciati dall’incendio;

d.     informarsi sulle vie di accesso più rapide.

Giunti sul posto è necessario:  

1.     Osservare attentamente le caratteristiche del fumo; (dimensioni - forma - altezza - colore - direzione).

2.     Controllare il vento;

3.     Controllare il tipo e la quantità di combustibile;

4.     Controllare il terreno e la topografia;

5.     Osservare da dove è partito l’incendio;

6.     Rilevare le cause;

7.     Osservare dove si trova la "testa" dell’incendio;

8.     Valutare la velocità di avanzamento del fuoco;

9.     Rilevare eventuali ostacoli naturali e le vie migliori per l’attacco ed eventualmente per la ritirata.

 

 IL COLORE DEL FUMO: è un elemento fondamentale per comprendere la natura dell’incendio: un fumo grigio - bianco indica un incendio di residui vegetali secchi, può trattarsi di un incendio di stoppie, di un pascolo. Un fumo molto nero e intenso indica un incendio di prodotti derivati del petrolio. Si tratta con ogni probabilità di un incendio in una discarica abusiva. Se il fumo è marrone rossiccio indica la combustione di cespugli o zone boscate.

E’ utile calcolare il tempo occorrente per costruire una linea di difesa, di determinata larghezza con i mezzi a disposizione tenendo conto dell’avanzata del fuoco. Il massimo pericolo si ha nelle ore meridiane, verso sera vi è un’attenuazione dei fenomeni che prosegue nella notte e tocca il minimo all’alba. Alla fine delle operazioni è importante assicurarsi che lo spegnimento sia completo affinché non rimangano focolai e punti caldi in grado di riprendere e diffondere di nuovo la combustione.

Si possono avere tre casi:

1. Se l’incendio è di tipo radente (o superficiale) con presenza di un strato di lettiera o erba secca, per impedire l’estensione si possono usare rastrelli per discostare la lettiera per un tratto lungo il margine dell’incendio dove il fuoco avanza più velocemente. All’azione dei rastrelli deve seguire quello della zappa per scoprire il suolo minerale, poi si aggrediranno le fiamme che sono basse con frustini, con pale o con soffiatori; se il terreno è sciolto si può gettare terra alla base delle fiamme.

 

2. Quando l’incendio investe un bosco con presenza di specie arboree infiammabili è necessario affrontare una linea di difesa ad una certa distanza dall’incendio seguendo l’orientamento del fuoco. La linea di difesa viene ricavata tagliando la vegetazione con motoseghe, decespugliatori, roncole, e scoprendo il terreno dalla sostanza organica vegetale con rastrelli, zappe e soffiatori. Occorre eliminare la vegetazione sul lato interessato dall’incendio gettando materiale tagliato dalla parte opposta a quella del fronte dell’incendio. E’ sconsigliabile avventurarsi vicino al fuoco in presenza di vegetazione fitta e intricata. Una volta circoscritta la zona con una "fascia parafuoco" si aggredisce l’incendio, per quanto possibile, con i soliti mezzi.

 

3. Quando l’incendio colpisce giovani rimboschimenti di conifere è facile si sviluppino incendi di chioma per cui si cercherà di impedire il passaggio del fuoco tagliando piante ortogonalmente alla direzione della testa dell’incendio e poi sui lati, eliminando anche il sottobosco. La zona priva di piante dovrà essere ampia in modo da impedire che un albero in fiamme possa cadere e andare oltre la fascia nella quale per un tratto occorrerà scoprire il terreno allo scopo di impedire alla lettiera di bruciare.

 

 

  IL CONTROFUOCO.

Questa tecnica per combattere il fuoco consiste nell’abbruciamento della vegetazione effettuato deliberatamente davanti all’incendio in modo da esaurire preventivamente il combustibile ed arrestare il processo di combustione. Solitamente il controfuoco viene effettuato partendo da una linea di difesa che valga la pena di difendere, possibilmente appoggiata ad ostacoli naturali o artificiali, in modo che eventualmente si possa allargarla e consolidarla. La larghezza della fascia da bruciare preventivamente tra la linea di difesa ed il fuoco principale dipende:

 

a.  dalla violenza dell’incendio;

b.  dalla densità della vegetazione;

c.  dalla distribuzione della vegetazione;

d.  dal tipo di vegetazione;

e.  dal numero di uomini a disposizione.

Non è indispensabile che il controfuoco consumi totalmente il combustibile e blocchi completamente l’incendio, basta che ne riduca sensibilmente l’intensità e ne renda più facile lo spegnimento.

In generale conviene appiccare il fuoco di notte e nelle prime ore del mattino quando è presente una maggiore umidità relativa e la combustione è intensa. Se il vento spira dalla linea di arresto al fuoco principale le condizioni sono tranquille anche se poco utili perché il fuoco è facilmente arrestato. Se il vento è forte il controfuoco diventa pericoloso. Quando la linea di arresto è artificiale il controfuoco si appicca dopo che essa è stata aperta.

 

  I modi di eseguire il controfuoco sono i seguenti:

1. appiccare il fuoco dal bordo interno della linea di arresto ( più sicuro per il personale);

2. accensione secondo una linea parallela davanti al fronte delle fiamme ( per gli incendi di chioma);

3. accendere strisce perpendicolari alla linea di arresto. 

Oltre che in corrispondenza del fronte (cioè la parte del margine dell’incendio a maggior velocità di diffusione) il controfuoco può essere fatto in corrispondenza dei "fianchi" o della "coda". In ogni caso il controfuoco è una tecnica da riservare a personale capace ed esperto in quanto un’esecuzione maldestra potrebbe peggiorare la situazione, per questo la responsabilità viene assunta dal personale del Corpo Forestale della Stato.

 

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