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Tecnologia nucleare e mercato elettrico: il modello finlandese.
Electricity market and nuclear technology: the Finnish model and its possible application to the Italian case.
SERGIO PORTATADINO*
Abstract
Recently, the Italian Government has announced that the country is ready
for the construction of new nuclear power plants, 20 years after the decision to
shut down existing plants after the Chernobyl disaster. This decision has
provoked an intense debate among politicians, economists, managers,
environmentalists and simple citizens about possibility for Italy to effectively
go back to this source of energy.
The supporters of the “nuclear option” often quote the “Finnish model” as the
benchmark to imitate. In the first years 2000s, Finland has been in fact the
first Western country to invest in new nuclear power plants after two decades
(project Olkiluoto-3) with an innovative market approach: the creation of a
production consortium made up of generating company together with local
utilities and big, energy-intensive consumers.
In this article, the Finnish electricity market is analyzed and in particular
the structure of the companies selling nuclear energies, in order to evaluate
the possibility to introduce the same consortium business model also in Italy.
After a short introduction, the reasons underlying the choice of the Finnish
Government are reported. Afterwards, the so-called “Mankala principle” and the
consortium structure of the Finnish electricity market are explained; the
examples of the companies TVO and Fennovoima are also shown.
Finally, after a reference to the nuclear power costs, the possible effects of
the implementation of this business model in Italy are shortly evaluated.
Key words: Nuclear, Finnish model, Olkiluoto, Electricity market
Il modello finlandese
Da quando il Ministro Scajola ha promesso il ritorno dell’Italia al
nucleare, il dibattito su questo tema si è letteralmente infuocato: nuclearisti
e anti-nuclearisti si sfidano a colpi di articoli e interviste snocciolando
dati, previsioni, auspici e avvertimenti pro o contro l’utilizzo di questa
tecnologia.
Uno degli esempi più citati da chi auspica il ritorno dell’atomo nel nostro
paese è certamente il cosiddetto “modello finlandese”. Infatti, sebbene la
Finlandia non abbia che 2.700 MW installati di potenza elettronucleare (contro i
63.100 della Francia1),
è il paese che attualmente sta scommettendo con più convinzione sul rilancio di
questa tecnologia. Un’analisi di questa esperienza potrebbe così contribuire a
chiarificare i termini del problema e fornire utili spunti di riflessione circa
la politica energetica del nostro paese.
Lo sviluppo della tecnologia nucleare, dopo un primo boom degli anni settanta e
ottanta ha subito una brusca frenata anche a causa dell’incidente di Chernobyl,
rinforzando l’ipotesi che la tecnologia fosse matura e non più conveniente, dati
anche i costi legati allo smaltimento delle scorie, alla sicurezza e al
decommissioning. E’ in questo contesto che il parlamento finlandese ha spiazzato
gli addetti ai lavori approvando nel maggio del 2002 la costruzione di un nuovo
impianto proposta dalla società TVO. La convinzione della bontà della scelta
pro-nucleare è stata poi confermata dalla volontà del governo finlandese di
autorizzare un nuovo impianto (il sesto) entro il 2010, per la cui licenza sono
attualmente in lizza tre grandi consorzi.
Le ragioni di una scelta
Non è stato il governo finlandese a promuovere la costruzione di un nuovo
reattore nucleare: l’input è infatti venuto da TVO , il principale operatore
elettrico privato finlandese. Tuttavia, il lungo processo autorizzativo
richiede, tra le altre cose, anche una risoluzione del governo2
e poi un voto positivo del Parlamento. Le ragioni che hanno portato il
Parlamento finlandese3
ad approvare il progetto di TVO e a promuovere la costruzione di un sesto
impianto sono di natura politica ed economica:
• La previsione di un fabbisogno addizionale di circa 7.500MW di potenza
installata entro il 2030;
• La volontà del governo di diversificare il mix produttivo per ridurre la
dipendenza dalle importazioni di idrocarburi e dalle condizioni atmosferiche per
quanto riguarda la fonte idroelettrica;
• L’adesione al protocollo di Kyoto e quindi l’impegno a ridurre le emissioni di
CO2;
In primis, la scelta è dipesa dunque da una necessità reale: la Finlandia
stimava di avere un deficit di generazione elettrica e nuovi investimenti erano
necessari per ovviare a questa situazione. Detto questo, il fattore politico è
entrato in gioco, in particolare la convinta adesione del paese al trattato di
Kyoto e la conseguente necessità di riduzione delle emissioni di CO2 hanno
giocato a favore della tecnologia nucleare.
Il governo finlandese si è inoltre impegnato fortemente nel sostenere
l’industria nazionale (telecomunicazioni, paper industry…) profondamente energy
intensive4, che
chiedeva una maggiore sicurezza delle forniture elettriche. Questo concetto può
essere declinato come la disponibilità di elettricità necessaria per soddisfare
la domanda e la sua prevedibile evoluzione nel tempo, con un sufficiente margine
di riserva e ad un prezzo stabile e prossimo ai costi di produzione. Come
vedremo in seguito, l’assetto organizzativo scelto per la gestione dei due nuovi
impianti nucleari risponde esattamente a questo bisogno, secondo il “principio
Mankala”.
Infine, si noti come l’aspetto economico non entra in gioco nella decisione del
Parlamento: l’analisi di questo aspetto viene interamente lasciato
all’investitore che ne sopporterà poi i rischi.
Il principio Mankala
Abbiamo detto che una delle principali ragioni per cui il parlamento
finlandese ha dato il suo benestare alla costruzione di due nuovi impianti è
stata la volontà di sostenere l’industria locale dandogli la possibilità di
approvvigionarsi di elettricità con quantità e prezzi stabili nel tempo e
facilmente prevedibili. Questo è un fattore molto importante perché la
liberalizzazione ha portato ad un incremento del rischio (per via della
volatilità dei prezzi di borsa e della rinuncia alle economie di coordinamento
tipiche di un mercato verticalmente integrato), specialmente per quei soggetti
come le municipalizzate e i piccoli e medi clienti industriali che non hanno
l’esperienza e le economie di scala per poter operare efficientemente sui
mercati energetici sia per approvvigionarsi che per fare hedging. Per questa
ragione in Finlandia si è affermato un assetto di mercato di tipo consortile –
il cosiddetto principio Mankala – che prende il nome da una sentenza della
Suprema Corte finlandese5
e che ha dato il via libera a questo modello organizzativo.
Sulla base di questo principio è sorta la società TVO, tuttora la principale
impresa elettrica privata finlandese che gestisce i due reattori esistenti
situati sull’isola di Olkiluoto dove, come abbiamo visto, sta realizzando il
terzo impianto.
TVO è stata costituita nel 1969 da 16 imprese industriali al fine di sfruttare
l’economie di scala presenti nella produzione di elettricità e cedere dunque
l’energia a prezzo di costo. A tale scopo, dapprima TVO entrò nel capitale
sociale della società che gestiva la centrale a carbone di Meri-Pori, poi
costruì i primi due reattori di Olkiluoto (OL1 e OL2)6
e infine il terzo attualmente in costruzione (OL3). Questa struttura societaria
prevede che i soci ritirino l’energia elettrica proporzionalmente alla quota di
capitale detenuta e ad un prezzo pari ai costi variabili di produzione.
L’energia viene dunque ritirata in toto dagli azionisti che la consumano in
proprio (trattandosi di industrie energivore e municipalizzate) o la vendono
all’ingrosso a prezzo di mercato.
Figura 1 – La struttura societaria di TVO
Fonte: TVO.
___________________________________
I soci di TVO si dividono in tre categorie (Tabella 1). I soci della categoria A
possono ritirare l’eletttricità prodotta dai primi due reattori di Olkiluoto,
quelli di categoria B ritireranno l’energia prodotta dal reattore in costruzione
e quelli di categoria C usufruiscono della produzione della centrale a carbone.
Si noti che il maggiore azionista, Pohjolan Voima Oy7,
è a sua volta una società consortile fondata sul principio “Mankala” così come
la Etelä-Pohjanmaan Voima Oy , a testimonianza di come questo modello societario
abbia preso piede in Finlandia.
Tabella 1 – Gli azionisti di TVO
% |
Categoria A |
Categoria B |
Categoria C |
Etelä-Pohjanmaan Voima Oy |
6,5 |
6,6 |
6,5 |
Fortum Power and Heat Oy |
26,6 |
25,0 |
26,6 |
Karhu Voima Oy |
0,1 |
0,1 |
0,1 |
Kemira Oyj |
1,9 |
- |
1,9 |
Oy Mankala Ab |
8,1 |
8,1 |
8,1 |
Pohjolan Voima Oy |
56,8 |
60,2 |
56,8 |
TOTAL |
100 |
100 |
100 |
Fonte: TVO.
___________________________________
Ma TVO non è l’unico esempio: uno dei consorzi in lizza per la licenza per il
sesto reattore nucleare finlandese è la società Fennovoima Oy, anch’essa
costituita da oltre 60 soci oltre ad un partner industriale solido come EON,
azionista di maggioranza relativa (con il 34%) e garante di una gestione
efficiente e in sicurezza del futuro impianto.
Figura 2 – La struttura societaria di Fennovoima
Fonte: Fennovoina
___________________________________
A differenza di TVO, dove i principali azionisti sono le imprese della forest
industry, in Fennovoima si tratta per lo più di piccole e medie aziende di
distribuzione elettrica.
In breve, l’applicazione del principio Mankala ha permesso in Finlandia di:
• Incrementare l’indipendenza dei consumatori di elettricità dai fornitori
grazie alla struttura consortile;
• Portare i benefici delle economie di scala anche ad utenti medio-piccoli;
• Generare stabilità nel prezzo di acquisto dell’elettricità , facilitando la
programmazione a lungo termine degli investimenti dei soci nei rispettivi core
business;
• Incremento della concorrenza: grazie all’‘integrazione verticale’ si è infatti
ridotta la quota di mercato dei grandi produttori.
Questo modello ha avuto pienamente successo nel ridurre i rischi di prezzo
dell’elettricità sopportati dalle società azioniste, grazie al fatto che per un
KWh elettronucleare la sensibilità del costo del combustibile è molto ridotta
rispetto alle centrali termoelettriche ed è per questo che i soci hanno voluto
intraprendere la costruzione del terzo reattore.
I costi
Non è lo scopo di questo breve articolo trattare esaurientemente la
struttura dei costi di un impianto nucleare, tuttavia qualche breve riferimento
ai dati pubblici finlandesi può essere utile per valutare gli eventuali benefici
di un’applicazione di questo modello anche in Italia.
Per quanto riguarda i costi di i capitale, il terzo reattore è stato messo a
budget per circa € 3 miliardi e finanziato per il 75% da un pool di cinque
banche8. Le condizioni
applicate a questo finanziamento hanno tenuto conto del fatto che TVO ha siglato
un contratto “chiavi in mano” a prezzo fisso con il costruttore9.
Ciò ha posto un tetto ai costi di investimento ed anche se si sono poi
accumulati due anni di ritardo nella consegna dell’impianto, i maggiori costi
che si sono creati non hanno gravato su TVO. Questo tipo di contratto ha
chiaramente limitato il rischio sopportato da TVO facilitandone l’accesso al
credito.
Sempre con riferimento ai CAPEX, si noti che i costi di decommissioning hanno un
impatto ridotto sui business plan di queste aziende, dato che sono posticipati
fino a 60 anni nel tempo e quindi notevolmente scontati. Lo smantellamento di
tutti gli impianti esistenti e lo stoccaggio definitivo di tutte le scorie
accumulate è stato stimato dal governo avere un costo di 1,9 miliardi di Euro.
Per garantire l’effettivo decommissioning degli impianti, è stato così istituito
un fondo statale finanziato da un apposito contributo da parte dei produttori di
energia nucleare e che corrisponde a circa 1,4 €/MWhe. La stessa cifra in Italia
corrisponderebbe all’1,75% del prezzo attuale del megawattora10.
Per quanto riguarda la gestione ordinaria delle scorie radioattive, essa è
totalmente a carico dalle imprese. TVO e Fortum hanno infatti creato un’apposita
società per la gestione del ciclo integrato di tutte le scorie nucleari
finlandesi: Posiva Oy.
Stimando una vita utile degli impianti esistenti di 50/60 anni e di 60 anni per
il terzo reattore di Olkiluoto, Posiva assume che la produzione totale di scorie
radioattive si aggirerà sulle 5.500 tonnellate di uranio. Il costo complessivo
di gestione delle scorie è stimato a 3 miliardi di Euro: € 650 milioni per i
costi di investimento del sito di stoccaggio, € 2.100 milioni per i costi
operativi fino al 2120 e € 250 milioni per i costi di chiusura e stoccaggio
definitivo.
In estrema sintesi, la tecnologia nucleare sembra essere competitiva in
Finlandia. L’accesso ai dati reali è limitato, ma secondo uno studio
dell’Università di Lappeenranta del 2002 il costo del nucleare era del 25%
inferiore a quello del gas e si sa, dal 2002 ad oggi il prezzo del greggio a cui
il gas è indicizzato è aumentato notevolmente. Se poi ai costi del gas e carbone
si sommano anche i costi relativi alle emissioni di CO2, la convenienza relativa
del nucleare in Finlandia aumenta ulteriormente11.
Figura 3 – Costi di generazione elettrica in Finlandia12
Fonte: Università di Lappeenranta, 2002.
___________________________________
Un esempio da seguire?
Dall’analisi del modello finlandese si evince che i tipici investitori in
impianti nucleari sono i consumatori industriali e le municipalizzate con basso
orientamento al mercato.
Se questo modello venisse importato in Italia, potrebbe mutare le dinamiche
attualmente in atto sul mercato. Oggi stiamo infatti assistendo ad un forte
processo di concentrazione del settore perché gli operatori cercano di sfruttare
le economie di scala necessarie per un’integrazione verticale che possa dar loro
la possibilità di incrementare i margini sulla vendita dell’elettricità.
Il modello consortile ispirato dal “Principio Mankala” potrebbe in futuro
limitare questa tendenza e permettere la sopravvivenza del tradizionale assetto
delle “ex-municipalizzate” italiane, anche se su dimensioni macro-regionali .
Allo stesso tempo, i clienti industriali italiani potrebbero assicurarsi
forniture a lungo periodo a prezzi costanti e prevedibili nel tempo, riducendo
di gran lunga il rischio di prezzo e potendo programmare facilmente sia la
propria spesa energetica che gli investimenti del proprio core business. Tutto
ciò senza dover necessariamente sviluppare competenze particolari in campo
nucleare, grazie alla possibile presenza di un socio industriale di comprovata
esperienza, così come visto nell’esempio di Fennovoima.
Infine, recentemente la fondazione Energy Lab13
ha potuto organizzare una visita tecnica presso gli impianti finlandesi
parallelamente a diversi seminari con i principali attori del mercato elettrico,
con le istituzioni e con partner tecnici tra cui Pöyry14.
La delegazione di esperti guidata da Silvio Bosetti15
ha presentato il 16 luglio scorso a Milano le proprie conclusioni, indicando
alcune linee guida che il nostro paese dovrebbe adottare nel tentativo di
rilanciare il nucleare:
• una semplificazione dell’attuale processo autorizzativo, come già avvenuto in
altri Paesi, e la concentrazione degli enti responsabili delle licenze;
• lo sviluppo delle competenze industriali attraverso la realizzazione di
reattori di III generazione, come nel caso finlandese;
• favorire la massima sinergia tra gli attori italiani (industria, ricerca,
elettroproduttori) e la massima partecipazione di essi alla progettazione,
realizzazione e gestione di nuovi impianti nucleari;
• una forte partnership internazionale;
• un ampio e responsabile coinvolgimento del territorio nell’identificazione
delle soluzioni e dei vantaggi legati alle costruzioni di nuovi impianti e alla
soluzione dei rifiuti;
• l’investimento nella ricerca per lo sviluppo tecnologico e la formazione di
adeguate risorse umane.
* sergio.portatadino@poyry.com
1 IEA, World Energy
Outlook.
2 Il governo dopo l’analisi dei documenti conformi alla
normativa emette una risoluzione, detta “Decision in Principle” o “DiP” che poi
il Parlamento può adottare o rifiutare attraverso una votazione. Si noti che il
Parlamento non può emendare la risoluzione del Governo.
3 Il dibattito politico è stato intenso e nessun partito ha dato
chiare indicazioni di voto ai propri membri, lasciando così “libertà di
coscienza”.
4 Ad oggi il 55% della domanda di elettricità è dovuta al
comparto industriale, contro il 25% degli usi civili, il 20% commercio e servizi
e 5% di perdite ed autoconsumi di rete.
5 In questo caso si era venuta a costituire la società
consortile Mankala Oy che forniva elettricità ai propri soci a prezzo di costo.
La società fu accusata di versare dividendi occulti ai propri azionisti grazie a
tale assetto societario, ma fu poi scagionata.
6 Al fine di raccogliere il capitale necessario per questi
ingenti investimenti, la compagine societaria fu allargata ad altri soci
industriali.
7 Per questo motivo i soci ufficiali sono solo sei, mentre in
realtà le imprese industriali che effettivamente beneficiano di questo modello
societario sono attualmente 60.
8 BLB, BNP Paribas, JPMorgan Chase, Nordea e Svenska
Handelsbanken.
9 Si tratta di Areva NP/Siemens.
10 Ad oggi in Italia il prezzo dell’elettricità sulla borsa
elettrica è pari a circa 80 €/MWh.
11 Per completezza di informazione, è necessario notare che
altre fonti, come la EIA (Energy Information Administration) americana,
ritengono la fonte nucleare più costosa. Secondo la EIA, che però non fa
riferimento al caso finlandese, l’energia prodotta da una nuova centrale
nucleare negli USA costerebbe il 15% in più rispetto al caso di utilizzo del gas
naturale e il 13% in più nel caso di utilizzo del carbone.
12 Per nucleare, carbone e gas si è stimato un fattore di
carico pari al 91,3% (attualmente per il nucleare è circa al 92%). Tasso di
interesse al 5%, vita utile di una centrale nucleare: 40 anni.
13 www.energylabfoundation.org.
14 Poyry, attiva nel settore da oltre 30 anni e presente in
tutti i principali progetti europei, sta attualmente collaborando, tra gli altri
progetti, alla Valutazione di Impatto Ambientale per il terzo reattore di
Olkiluoto.
15 Direttore Generale di Energy Lab e Amministratore Delegato
di AGAM Monza.
Pubblicato su www.AmbienteDiritto.it
il 10/11/2008