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Monitoraggio delle acque di falda del sito di discarica di Montegrosso-Pallareta
(PZ)
Monitoring of Groundwaters in the Landfill of
Montegrosso-Pallareta (Potenza)
S. ASCOLI, E. DEMA, D. LOSTRANGIO*, S. VECCHIO
Summary
The environmental impact of a landfill is not limited to rubbish dumping,
since the possible infiltration of leakage through the subsoil could contaminate
groundwater. The object of this study is to monitor the Montegrosso-Pallareta (Pz)
landfill, through a qualitative analysis of aquifer to obtain first indications
both on the general groundwater conditions and on the necessity to integrate and
modify the monitoring system procedures now in place.
1. INTRODUZIONE
Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, nel tentativo di indirizzare
il nostro paese verso una gestione ottimale del sistema di smaltimento dei
rifiuti solidi urbani attraverso l’introduzione di sistemi integrati di
smaltimento, la discarica controllata rappresenta ancora oggi il principale
sistema di smaltimento per molte realtà territoriali.
L’impatto ambientale, a medio e lungo termine, che scaturisce dall’impiego di
tale sistema di smaltimento a causa dello sviluppo di sottoprodotti (percolato e
biogas) tossici e nocivi che si originano dalla decomposizione dei rifiuti, non
è sempre quantificabile e facilmente prevedibile.
Attualmente, la normativa vigente in materia di discariche (D.lgs. 36/2003)
impone, oltre ai piani di gestione operativa, post-operativa e di ripristino
ambientale, anche un piano di sorveglianza e controllo incentrato sulle misure
da adottare per prevenire l’inquinamento delle acque a causa delle infiltrazioni
di percolato nel terreno.
In particolare, nell’Allegato 2 al suddetto Decreto vengono definiti gli
obiettivi del monitoraggio delle acque sotterranee e di drenaggio superficiale,
del percolato, del biogas, della qualità dell’aria, dei parametri meteoclimatici
e dello stato del corpo della discarica.
Il monitoraggio è quindi finalizzato, sia ad accertare che le attività legate
alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti non comportino rischio per la
salute dell’uomo e per l’ambiente, che a rilevare tempestivamente eventuali
situazioni di inquinamento delle acque sotterranee, al fine di mettere in atto
le necessarie misure correttive.
Lo scopo di questo lavoro, inserito all’interno del Piano di Sorveglianza messo
a punto dall’A.C.T.A. (Azienda Comunale per la Tutela Ambientale) di Potenza per
il complesso di discariche di Montegrosso-Pallareta (PZ), è lo studio dei dati
sperimentali forniti dal gestore dell’impianto al fine di verificare lo stato
ambientale delle acque di falda del sito oggetto di studio.
Nello specifico il lavoro ha riguardato lo studio del chimismo della falda
sotterranea incentrando parte dell’analisi sull’influenza che il sistema
suolo/sottosuolo di un sito può avere sulla qualità e sul moto dell’acqua
sotterranea.
2. INQUINAMENTO IDRICO ED INDICATORI IDRICI
Per inquinamento idrico si intende l'introduzione diretta o indiretta, a seguito
dell’attività umana, di sostanze o di calore nell'acqua, tale da provocare danni
reversibili o irreversibili all'ambiente acquatico ed alla salute umana.
Al fine di valutare la qualità dell’acqua, in genere, vengono monitorati solo
alcuni dei parametri chimico-fisici e biologici che prendono il nome di
indici o indicatori. Questi parametri sono in grado di
sintetizzare e di fornire informazioni utili per stimare la qualità dell’acqua.
L ’eventuale infiltrazione nel sottosuolo del percolato prodotto da una
discarica può determinare condizioni di contaminazione delle acque sotterranee,
le cui caratteristiche risultano influenzate oltre che dalla tipologia di
rifiuti smaltiti, anche dal grado di stabilizzazione degli stessi e dalle
reazioni chimiche e biochimiche che si sviluppano nei cumulo di rifiuti dapprima
in ambiente aerobico e successivamente anaerobico. Il percolato, dopo
l’infiltrazione nel sottosuolo, può subire ulteriori trasformazioni a seguito
dell’instaurarsi di reazioni che ne modificano la composizione originaria.
Le sostanze che caratterizzano un possibile inquinamento delle acque sotterranee
a seguito della presenza di una discarica di rifiuti solidi urbani sono:
> composti dell’azoto;
> solfati e cloruri;
> composti del carbonio;
> metalli pesanti.
Composti dell’azoto
Spesso le acque sotterranee sono contaminate da nutrienti costituiti da composti
azotati che derivano principalmente dalla biodegradazione della sostanza
organica (mineralizzazione) in quanto porta alla formazione di ammoniaca o ione
ammonio (NH3 – NH4+), i nitriti (NO2-), nitrati (NO3-).
L’azoto è caratterizzato da un ciclo biogeochimico (trasformazione chimica
dell’elemento) che coinvolge tutti i comparti costituenti l’ambiente:
l’atmosfera, l’idrosfera, la litosfera e la biosfera.
La mineralizzazione dell’azoto organico si svolge in due fasi:
> l’ammonificazione
> la nitrificazione.
L’ammonificazione porta alla formazione di NH3 ad opera di batteri ammonificanti.
La reazione chimica alla base del processo è la seguente:
amminoacido + O2 ------> CO2 + H2O + NH3
La nitrosazione, compresa nel processo di nitrificazione, avviene ad opera di
batteri nitrosatori ad opera dei quali l’ammoniaca si trasforma in nitriti. La
reazione chimica alla base del processo è la seguente:
2NH3 + 3O2 ------> 2H+ + 2NO2- + 2H2O
La nitrificazione, invece, avviene ad opera di batteri nitrificanti a seguito
della quale i nitriti sono trasformati in nitrati.
NO2- + O2 ------> 2NO3-
Solfati e Cloruri
I cloruri Cl- esprimono la quantità di cloro presente nelle
acque sotto forma di sale disciolto. La loro presenza nelle acque è in genere
originata dall’interazione tra queste ultime con il suolo, dall’immissione a
seguito di scarichi industriali ed urbani, e dall'uso dei sali utilizzati ei
periodi invernali per lo scioglimento del ghiaccio sulle strade.
La presenza dei solfati SO42-, deriva generalmente dal
dilavamento di terreni sulfurei e gessosi, dall’immissione a seguito di scarichi
industriali ed urbani e dalle precipitazioni meteoriche (piogge acide). I
solfati sono presenti nelle acque piovane in seguito alle emissioni di fumi
carichi di acido solfidrico, anidride solforosa e solforica di origine vulcanica
e industriale.
Tali sostanze possono derivare anche dai processi di biodegradazione della
sostanza organica, quindi possono fornire una buona indicazione del grado di
arricchimento in sostanza organica delle acque sotterranee.
Composti del Carbonio
Queste sostanze appartengono alla famiglia degli "idrocarburi aromatici", di cui
il benzene è il "capostipite". Si ottengono dalla raffinazione del petrolio e
trovano svariati impieghi nell’industria come solventi, ad eccezione del
benzene, il cui utilizzo è consentito praticamente solo nelle benzine.
Tali composti, si ritrovano prevalentemente nelle acque sotterranee campionate
in prossimità di discariche di rifiuti industriali e\o di rifiuti urbani.
Un sistema di monitoraggio, a valle di una discarica, studiato per individuare
eventuale contaminazione proveniente da questi composti, dovrebbe rilevare la
progressiva scomparsa dell’Ossigeno disciolto e la riduzione di Nitrati, Ferro e
Solfati.
Metalli pesanti
I metalli (Ferro, Manganese, Piombo, Cadmio, Mercurio, Cromo, Rame, Zinco,
Nichel) rappresentano una delle specie chimiche contaminanti che maggiormente si
rinvengono nelle acque sotterranee. Queste sostanze derivano principalmente da
attività antropiche e sono presenti nell’ambiente in diversi stati di
ossidazione e tale condizione determina una loro diversa mobilità,
biodisponibilità e tossicità.
La tossicità che contraddistingue alcune specie di metalli pesanti (Pb, Hg, Cd),
anche se presenti solo in tracce, ne rende indispensabile il rilevamento in fase
di monitoraggio.
Ulteriori parametri in grado di fornire utili informazioni in merito alla
qualità delle acque sotterranee, previsti peraltro dalla normative vigenti (D.Lgs.
n. 36/2003 sulle discariche e sezione II parte III del D.Lgs. n. 152/2006
Tutela delle acque dall’inquinamento) sono:
> temperatura;
> pH;
> conducibilità elettrica;
> ossigeno disciolto.
Temperatura
La conoscenza della temperatura è determinante in quanto influenza il pH, la
conducibilità e la solubilità dei sali disciolti; essa può inoltre fornire
informazioni sul mescolamento tra acque di diversa natura. Mentre le acque
superficiali possono subire escursioni di temperatura legate alle vicende
stagionali, le acque di falda presentano temperature indipendenti dalle
oscillazioni stagionali.
pH
Il pH è un parametro che indica l’acidità (pH<7) o la basicità (pH>7) di una
soluzione ed ha un ruolo importantissimo nella solubilità dei vari ioni. Le
acque naturali hanno generalmente pH vicini a 7, mentre si hanno valori maggiori
per acque che circolano in rocce calcaree e minori nel caso di rocce silicee o
povere di carbonato di calcio.
Conducibilità
La conducibilità è un parametro che individua la quantità di sali disciolti
presenti nell’acqua. I valori vengono generalmente misurati in microsiemens per
centimetro (µs/cm).
Poiché questo parametro dipende fortemente dalla temperatura, è necessario
stabilire una temperatura di riferimento alla quale devono esserne rilevati i
valori (generalmente 20ºC o 25ºC).
Nelle acque profonde il valore della conducibilità elettrica presenta una minore
variabilità temporale rispetto ai valori che in genere si riscontrano nelle
acque superficiali.
Ossigeno disciolto
Tra i principali effetti secondari della contaminazione da sostanza organica si
annovera la riduzione della concentrazione di ossigeno disciolto. La quantità di
ossigeno presente nelle acque (condizione variabile nel tempo e nello spazio) è
regolata da molti fattori, ma soprattutto dalle sinergie e dall’equilibrio che
si viene a creare tra i vari processi che apportano ossigeno e tra altri che ne
determinano una riduzione. Questo effetto combinato viene denominato bilancio
dell’ossigeno.
Nelle acque dolci profonde si ha una bassa concentrazione di ossigeno disciolto
a causa di una ridotta capacità di aerazione di queste acque (assenza di
turbolenza, privazione del contatto diretto con l’atmosfera, carenza di luce).
3. INQUADRAMENTO DEL SITO OGGETTO DI STUDIO
Il sito oggetto di studio è ubicato in località Montegrosso-Pallareta, a sud-est
dell’abitato di Potenza ad un’altitudine compresa tra i 900 e 960 m s.l.m., in
un’area di proprietà dell’Amministrazione Comunale, inserita nel foglio n. 82
del Comune di Potenza, che ha un’estensione di 24,15 ettari.
Tale area, essenzialmente a morfologia collinare con andamento lieve delle
pendenze (circa 10-11°) e con una generale esposizione verso SW, occupa una
modesta porzione del versante vallivo destro del Fosso Rifreddo. Tale fosso,
lambisce il margine ovest del sito e rappresenta una ramificazione del torrente
Rifreddo affluente del fiume Basento.
Nell’immagine seguente viene riportato uno stralcio della cartografia I.G.M. con
l’individuazione del sito di Montegrosso-Pallareta.
Fig. 1 - Localizzazione del sito di Montegrosso-Pallareta da IGM 1:25.000 di
Potenza
Il sito in esame, preposto allo smaltimento di rifiuti da circa 20 anni,
comprende diverse discariche controllate per un volume complessivo di oltre
500.000 m3. ed una superficie complessiva di circa 10 ettari.
In particolare l’intero complesso di discariche, adibito per la maggior parte
allo smaltimento di R.S.U., è costituito da:
> quattro vasche esaurite, aventi volumetria rispettivamente da 100.000 m3,
100.000 m3, 96.000 m3, 10.000 m3 e denominate con le lettere A, B1, B2 e D;
> una vasca, attualmente in coltivazione, avente una volumetria nominale
complessiva di 90.000 m3 e denominata con la lettera E;
> un ulteriore complesso di discariche, in cui si è conferito dal 01/10/2003 al
19/01/2006, costituito da una vasca per R.S.U., da una per il rifiuto
biostabilizzato ed una per le scorie derivanti dalla termodistruzione. Le prime
hanno una volumetria complessiva di 88.000 m3, mentre la terza, attualmente in
coltivazione ha una volumetria nominale di 12.000 m3. L’intero complesso e
denominata con la lettera F.
Ai cumuli corrispondenti alle vasche sopra descritte, si aggiunge un ulteriore
cumulo corrispondente alle vasche in cui, a partire dal 1986 sino a tutto il
1989 sono state conferite scorie derivanti dalla termodistruzione dei rifiuti
solidi urbani all’interno dell’inceneritore a servizio del comune di Potenza,
denominate rispettivamente con i numeri romani I, II, III, IV e V.
Nella seguente immagine, viene riportata una immagine da satellite dell’intero
complesso di discariche:
Fig. 2 – Foto da satellite del complesso di diiscariche in località Montegrosso-Pallareta (Pz)
Dal punto di vista geologico l’area è caratterizzata dalla presenza di terreni
flisciosi, strutturalmente complessi, di litologia essenzialmente
argillosa-marnosa riferibili alla formazione di Corleto-Perticara ed alla
formazione delle Argille Varicolori delle Unità Sicilidi.
I terreni argillosi delle Unità Sicilidi e della formazione di Corleto Perticara
presentano una porosità primaria alta ma un grado di permeabilità molto basso
(K≈1*10-8m/s); le Argille Varicolori a causa della forte tettonizzazione e della
presenza di componenti lapidei, comunque confinati nella matrice argillosa,
possono consentire localmente e nella fascia più superficiale una permeabilità
maggiore.
4. CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE
Le informazioni ottenute a seguito dell’attività di monitoraggio delle acque
sotterranee, condotta ai sensi del D.Lgs. 36/03, del sito di
Montegrosso-Pallareta, sono state utilizzate per verificare lo stato di qualità
delle acque sotterranee. I parametri di riferimento utili a tale scopo sono di
seguito riportati:
- Conducibilità elettrica;
- Cloruri;
- Manganese;
- Ferro;
- Nitrati;
- Solfati;
- Ione ammonio.
Le analisi per la determinazione dei suddetti parametri, sono state eseguite su
campioni prelevati in vari punti del sito oggetto di studio. In particolare,
attraverso l’utilizzo di 3 piezometri e 4 inclinometri denominati
rispettivamente P1, P2, P3 ed S01, S02, S03, S04 sono stati prelevati 76
campioni di acqua sottoposti a successiva analisi.
Nella seguente immagine viene riportata l’ubicazione indicativa dei vari pozzi
di campionamento.
Fig. 3 – Ubicazione indicativa dei pozzi di campionamento sul sito di discarica
La campagna di monitoraggio ha avuto inizio nel 2004 ed è tutt’ora in corso, con
prelievi ed analisi che vengono effettuati con cadenza trimestrale.
In particolare, attraverso un’analisi critica delle informazioni in nostro
possesso si è cercato di verificare l’assenza o meno di contaminazione delle
acque da parte del percolato di discarica.
Per effettuare tale valutazione, si è scelto di utilizzare diversi metodi di
interpretazione al fine di ottenere un quadro di sintesi il più possibile
rappresentativo della situazione reale del sito.
In primo luogo si è eseguita una classificazione dello stato chimico delle acque
ai sensi dell’ex. D.Lgs. 152/99. Nonostante tale Decreto non sia più in vigore,
si è ritenuto utile prenderlo come riferimento in modo da inquadrare a livello
generale lo stato di qualità in cui versa l’acquifero oggetto di studio.
Purtroppo, attraverso i risultati ottenuti dell’attività di monitoraggio, è
stato possibile avere delle indicazioni solamente sullo stato chimico delle
acque sotterranee e sono state tralasciate sia le valutazioni in merito allo
stato quantitativo che ambientale delle acque, in quanto le informazioni in
nostro possesso non sono risultate sufficienti a procedere nella valutazione.
Ai fini della classificazione dello stato chimico delle acque, si è proceduto al
calcolo del valor medio di ogni singolo parametro e per ogni punto di
campionamento. Il valore così ottenuto, rappresentativo della concentrazione che
il parametro assume in quel singolo punto, è stato in seguito confrontato con i
valori riportati nella tabella 2 del D.Lgs. 152/99. Nello schema seguente sono
riportate le diverse classi relative allo stato chimico previste dal D.Lgs.
152/99.
Tab. 1 – Classificazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei
CLASSE 1 |
Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche; |
CLASSE 2 |
Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche; |
CLASSE 3 |
Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione; |
CLASSE 4 |
Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti; |
CLASSE 0 (*) |
Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore della classe 3. |
(*) Per la valutazione dell’origine endogena delle specie idrochimiche presenti dovranno essere considerate anche le caratteristiche chimico-fisiche delle acque. |
Tab. 2 – Classificazione chimica dei corpi idrici sotterranei in funzione ai
parametri di base
Unità di misura | Classe 1 | Classe 2 | Classe 3 | Classe 4 | Classe 0 | |
Conducibilità elettrica |
µS/cm(20°C) |
≤ 400 | ≤ 2500 | ≤ 2500 | > 2500 | > 2500 |
Cloruri |
mg/l |
≤ 25 | ≤ 250 | ≤ 250 | > 250 | > 250 |
Manganese |
µg/l |
≤ 20 | ≤ 50 | ≤ 50 | > 50 | > 50 |
Ferro |
µg/l |
< 50 | < 200 | < 200 | > 200 | > 200 |
Nitrati |
mg/l di NO3 |
≤ 5 | ≤ 25 | ≤ 50 | > 50 | |
Solfati |
mg/l di SO4 |
≤ 25 | ≤ 250 | > 250 | > 250 | > 250 |
Ione ammonio |
mg/l di NH4 |
≤ 0,05 | ≤ 0,5 | > 0,5 | > 0,5 | > 0,5 |
Se la presenza di tali sostanze è di origine naturale, così come appurato dalle regioni e dalle province autonome, verrà automaticamente attribuita la Classe 0. |
Le classi qualitative individuate a livello normativo prevedono la suddivisione
delle acque sotterranee in quattro classi di qualità chimica. Per
l’individuazione della classe di appartenenza si fa sempre riferimento al valore
di concentrazione peggiore riscontrato.
Nella tabella seguente vengono riportati i valori medi calcolati per ciascun
parametro in ogni piezometro ed inclinometro con l’indicazione della relativa
media assoluta.
Dall’analisi della media assoluta dei singoli parametri nei vari punti di
campionamento è possibile classificare l’acquifero appartenente alla Classe 3
“Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente
buone, ma con alcuni segnali di compromissione”.
E’ importante notare come i composti azotati, quali Nitrati ed Ione ammonio,
sono caratterizzati da valori medi appartenenti entrambi alla Classe 2,
rappresentativa di un “Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo
e con buone caratteristiche idrochimiche”.
Successivamente, per rappresentare graficamente la composizione chimica si è
utilizzato il diagramma quadrato di Langelier-Ludwig (LL), uno dei metodi più
utilizzati per la sua facilità di costruzione e di interpretazione.
La scelta di applicare il diagramma LL ai campioni di acqua e percolato della
discarica di Montegrosso-Pallareta nasce dalla necessità di ottenere
informazioni in merito ad una possibile contaminazione delle acque sotterranee
dal percolato di discarica. In particolare, attraverso la costruzione e la
conseguente interpretazione del diagramma è possibile evidenziare l’eventuale
mescolamento tra percolato ed acque sotterranee.
Esso permette di visualizzare le composizioni dei cationi e degli anioni (Na+,
K+, Ca2+, Mg2+, HCO3-, SO42- e Cl-) di molti campioni su un unico grafico, in
cui sono immediatamente distinguibili i principali raggruppamenti e/o possibili
trend evolutivi.
In un diagramma di LL costruito in questo modo abbiamo il grafico diviso in
quattro settori e le acque sono classificate come:
1. solfato-clorurato-alcalino-terrose;
2. solfato-clorurato-alcalino;
3. bicarbonato-alcaline;
4. bicarbonato-alcaline- terrose.
Lo schema del diagramma LL è rappresentato nella figura seguente:
Fig. 4 - Diagramma quadrato di classificazione LL
Il diagramma quadrato di LL, oltre che per definire il tipo di acque analizzate,
è utile anche per confrontare e correlare tra loro la composizione dei diversi
campioni. Ciò è possibile quando la composizione tra diversi campioni si
presentano nel diagramma sotto forma di relazioni geometriche tipiche.
Al fine della costruzione del grafico ci si è soffermati solo sui dati relativi
al monitoraggio del percolato, del piezometro P3 e degli inclinometri S03 ed
S04, in quanto negli altri punti di campionamento non si disponeva di tutte le
informazioni utili alla costruzione del diagramma.
Nella figura seguente è riportato il diagramma LL relativo al sito di
Montegrosso-Pallareta:
Fig. 5 - Diagramma di Langelier-Ludwig relativo ai campioni analizzati
Va tuttavia precisato che il grafico ottenuto costituisce solo un approccio
preliminare alla classificazione delle acque in oggetto. Infatti, per una
corretta applicazione del metodo, e quindi per collocare precisamente ogni
singolo punto nel grafico, bisogna disporre delle analisi di tutti i parametri
che costituiscono le sette le variabili (Na+, K+, Ca2+, Mg2+, HCO3-, SO42- e
Cl-).
Nel caso della discarica di Montegrosso-Pallareta, invece, a causa dell’assenza
delle concentrazioni in merito al contenuto di HCO3-, non è possibile ottenere
una completa classificazione delle acque sotterranee. In quanto quest’ultimo
risulta essere un composto che riesce a spostare in modo determinante la
posizione dei relativi punti all’interno del grafico.
Tralasciando il contributo dello ione bicarbonato, il diagramma LL, mostra che
le acque dei piezometri e degli inclinometri hanno un chimismo che potrebbe
apparire simile a quello del percolato. Purtroppo, non è possibile ritenere tale
risultato esaustivo in quanto ai fini di una corretta applicazione del metodo
per lo studio geochimico dei campioni analizzati non è possibile tralasciare il
contributo dello ione HCO3- .
L’attività di elaborazione ed analisi dei dati relativi alla discarica di
Montegrosso-Pallareta era volta alla ricerca di risultati utili per ottenere
delle prime indicazioni sia sullo stato generale di qualità del corpo idrico
sotterraneo che sulla eventualità di integrare e modificare le procedure di
monitoraggio adottate.
Le analisi chimiche effettuate sui campioni di acqua prelevati dai piezometri e
dagli inclinometri mostrano una certa variabilità composizionale nel tempo e
nello spazio dei vari parametri chimici analizzati. Tale variabilità, non
permette a priori di stabilire se persiste una possibile contaminazione delle
acque sotterranee da parte del percolato, pertanto si è deciso di adottare
diversi approcci per analizzare in maniera più approfondita le informazioni in
nostro possesso.
Il primo approccio basato sulla classificazione dello stato chimico delle acque
ai sensi dell’ex. D.Lgs. 152/99, ha evidenziato l’appartenenza dell’acquifero
oggetto di studio alla Classe 3 “Impatto antropico significativo e con
caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di
compromissione”. Tale risultato si scontra con quanto ottenuto per i composti
azotati (Nitrati ed Ione ammonio), che sono invece caratterizzati da valori medi
appartenenti entrambi alla Classe 2, rappresentativa di un “Impatto antropico
ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche”.
Successivamente, si è passati all’analisi dei dati attraverso l’applicazione dei
diagrammi di Langelier-Ludwig. Nonostante la semplicità di applicazione che
caratterizza tale metodo, non è stato possibile trarre utili conclusioni
sull’eventuale contaminazione delle acque da parte del percolato. In
particolare, quest’ultimo approccio a messo in evidenza la necessità di
integrare il monitoraggio attraverso l’analisi di un ulteriore parametro, ossia
l’HCO3- (ione bicarbonato) .
Infatti, tralasciando il contributo dello ione bicarbonato, il diagramma LL
mostra che le acque dei piezometri e degli inclinometri hanno un chimismo che
risulta essere simile a quello del percolato. Purtroppo, non è possibile
ritenere tale risultato valido in quanto ai fini di una corretta applicazione
del metodo per lo studio geochimico dei campioni analizzati non può essere
tralasciato il contributo dello ione HCO3- .
I risultati ottenuti in entrambi i casi, sono in parte giustificabili dalla
forte variabilità dei valori dei parametri misurati nei vari punti di
campionamento. Tale variabilità, dovuta in parte alla non corretta procedura di
campionamento adottata (necessità di effettuare lo spurgo dei pozzi) ed in parte
alle interazioni che si possono generare tra le formazioni rocciose che
costituiscono il sottosuolo e l’acqua di falda che possono variare anche in
maniera considerevole la composizione di quest’ultima. La complessità che
caratterizza tali fenomeni non permette di capire quale sia la sua entità nel
caso specifico in esame.
In generale, si può concludere che, nonostante la difficoltà di definire se le
attività legate allo smaltimento dei rifiuti possano aver influito sulla qualità
delle acque sotterranee del sito di Montegrosso-Pallareta, da questo lavoro sono
emerse una serie di considerazioni utili per il prosieguo delle attività di
monitoraggio.
In particolare, si sono rilevate carenze dovute all’inadeguatezza del procedure
di monitoraggio, con particolare riferimento alla necessità di eseguire i
campionamenti solo dopo aver eseguito lo spurgo dei pozzi. Infatti, lo scopo
dello spurgo è quello di ottenere un campione rappresentativo dell’acqua di
falda. Purtroppo nel caso in esame solo la prima campagna di campionamento,
risalente a novembre 2004, è stato effettuato il suddetto spurgo. Questa
situazione, otre a fornire campioni non rappresentativi del chimismo naturale di
falda, spiega in parte anche la variabilità delle analisi ottenute.
Non in ultimo, va considerato che vi sono anche delle carenze dal punto di vista
normativo che andrebbero sicuramente colmate in modo da fornire dei criteri
chiari e precisi da seguire per stabilire lo stato di qualità delle acque
sotterranee senza tralasciare le problematiche legate alla specificità del sito.
Infatti, sia nel D.Lgs. 36/03 che nel nuovo D.Lgs. 152/06, vengono fornite solo
delle indicazioni in merito alla tipologia di parametri da monitorare, e non
vengono stabiliti dei valori soglia per valutare oggettivamente lo stato di
qualità delle acque sotterranee.
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* Rif.
lostrangio@yahoo.it.
Pubblicato su AmbienteDiritto.it il 29/09/2007