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Impianti nucleari nei nuovi paesi membri del Centro-Est d’Europa e di prossima adesione all’U.E.
NUCLEAR POWER PLANTS IN NEW E.U. MEMBERS AND ACCEDING COUNTRIES
Alessandro Grimaldi (*) – Benito Righetti (**)
Abstract
The E.U. enlargement in May 2004 has brought 26 new Nuclear Power Plants, NPP, (including
pre-adhesion countries) within the E.U. borders.
The nuclear energy sources in Central-Eastern European Countries can give a
large contribution to the E.U. energy provisioning security and economic
development, supplying a reliable electricity network distribution at lower
cost. It is noteworthy that according to the Energy policy in most countries of
the region, nuclear reactors for energy production are still considered
strategic for economic development. However, most of the NPPs of the region
belong to old generation plants and their obsolescence is internationally
reported by Atomic Energy Bodies. The nuclear safety and decommissioning plans
of these reactors were object of harsh debate during the E.U. accession talks.
The relocation and disposal policy of radioactive waste was a further matter of
a wide-ranging negotiation.
In such a context, the aim of this paper is an overview of nuclear policy in new
E.U. Central -Eastern member states and acceding countries, reporting about the
NPPs status and operativeness, management capabilities and radioactive waste
disposal.
Introduzione
Il processo di allargamento dell’Unione Europea ai paesi del Centro-Est ha
portato all’interno dei nuovi confini 26 nuovi impianti nucleari, includendo
anche gli impianti dei paesi di prossima adesione.
Questi impianti potranno giocare un ruolo importante per il futuro energetico
europeo, per sostenere lo sviluppo dell’economia e contribuire alla sicurezza
energetica dell’UE, aumentando la diversificazione delle fonti energetiche.
L’energia nucleare si è dimostrata una risorsa fondamentale per il fabbisogno
energetico dei paesi dell’Europa Centro-Orientale, per i suoi bassi costi (nel
2002 in Ungheria i costi erano valutati 2.96 centUSD/KWh contro i 3.5-4 delle
centrali a lignite) e per la valuta pregiata ricavata dall’esportazione nei
paesi limitrofi.
Paesi centroeuropei come Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, per la loro
favorevole posizione geografica, intendono sfruttare il proprio potenziale
nucleare con la prospettiva nel medio periodo di costituirsi come un efficiente
hub energetico capace di smistare e vendere elettricità nei mercati elettrici
europei. Altri paesi come Romania e Bulgaria hanno ripreso progetti di
completamento di nuove centrali sospesi per mancanza di fondi negli anni 80, per
diventare il riferimento energetico dell’Europa Sud-orientale.
La politica della gestione degli impianti nucleari dell’ Europa Centro-Orientale
è stata finora condizionata (come del resto quella delle fonti tradizionali di
energia) dall’eccedenza di produzione di energia registrato negli anni 90
durante la fase di transizione all’economia di mercato, nonostante i bassi
rendimenti di utilizzo (elevato rapporto E consumata/PIL prodotto). Tale
eccedenza, legata alla diminuzione della domanda di energia ed al passaggio
delle attività industriali a settori a bassa intensità energetica, ha
contribuito a rallentare la costruzione di impianti sostitutivi al nucleare,
scoraggiando nuove politiche energetiche, l’investimento in fonti alternative e
la dismissione degli impianti nucleari obsoleti.
Dei nuovi reattori nucleari entrati nell’U.E., 19 sono attualmente in attività e
quasi tutti di vecchia generazione. Sette di questi (quattro della centrale di
Kozloduy, Bulgaria, due di quella di Bohunice, Slovacchia, ed entrambi quelli di
Ignalina, Lituania) sono attivi da più di 20 anni e realizzati con tecnologia
sovietica (reattori di tipo RMBK o VVER). Nel corso dei negoziati per l’ingresso
nell’U.E. ed anche in assenza di un acquis communautaire in materia nucleare, i
nuovi paesi membri/candidati si sono impegnati a chiudere queste centrali
obsolete in cambio di un supporto finanziario e dell’approvazione della
costruzione di nuove centrali. Attualmente solo tre di questi sette reattori
sono stati fermati.
In seguito alla trattative per l’Allargamento, notevoli investimenti sono stati
attuati in termini di sicurezza degli impianti. Nonostante ciò, un grave
incidente è avvenuto nell’aprile 2003, durante le annuali operazioni di
manutenzione, nella centrale ungherese di Paks che era ritenuta dall’AIEA
(Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) tra più sicure ed in linea con
gli standard di sicurezza. Il dibattito aperto nella regione sulla sicurezza
dell’atomo si è esteso a quello dello stoccaggio e smaltimento delle scorie
nucleari. In tutti i paesi dell’area, i residui combustibili fissili venivano
gestiti dall’Agenzia Centrale Sovietica che provvedeva al loro stoccaggio e/o
trattamento. In seguito ai cambiamenti politici avvenuti alla fine degli anni
‘90, i singoli governi hanno avviato procedure di individuazione di piani per il
trattamento/stoccaggio delle scorie, a livello nazionale. Attualmente sono state
adottate solo misure provvisorie, spesso in siti all’interno delle stesse
centrali nucleari.
Sarà di seguito analizzata la situazione degli impianti nucleari dei paesi del
Centro-Est Europa nuovi membri U.E. o di prossima adesione, riportando i
relativi piani di potenziamento, ammodernamento o smantellamento, gli organismi
direttivi nazionali ed i progetti di smaltimento delle scorie nucleari ad alta e
bassa attività.
A - Repubblica d’Ungheria.
La Repubblica d’Ungheria merita particolare attenzione poiché, come già
accennato nell’introduzione, è tra i paesi dell’area quello che più si avvicina
alle norme ed alle prassi dei paesi occidentali in materia di gestione degli
impianti nucleari.
In Ungheria sono in funzione 4 reattori di tipo VVER 440/213, presso la centrale
di Paks, che forniscono il 40% della produzione nazionale di energia elettrica.
La centrale è di proprietà della Hungarian Power Companies Ltd (99%),
e per un 1% dalla municipalità locale. I reattori, entrati in funzione tra il
1982 ed il 1986, sono stati costruiti usando tecnologia russa e cecoslovacca;
sono stati studiati per durare 30 anni: le operazioni di chiusura e
smantellamento dovrebbero, quindi, essere avviate nel 2012 ed ultimate nel 2017.
Il prolungamento per ulteriori 10-20 anni del loro utilizzo e l’aumento di
potenza dell’8-10% è stato recentemente approvato dal comitato parlamentare
dell’energia, con un piano da 172 bil. HUF1 . Il
prolungamento è stato approvato considerando l’efficienza dell’impianto, il suo
ruolo nell’approvvigionamento energetico del paese e i piani di chiusura delle
obsolete centrali a lignite.
La centrale vanta alti livelli tecnici e di sicurezza. Il load factor
medio è rimasto costante per molti anni (~85%) al disopra della media
internazionale. La centrale ha rivelato un’elevata efficienza e la sua
produzione è pienamente competitiva nel libero mercato dell’elettricità da poco
nato in Ungheria. Nel 2002 l’elettricità prodotta dalla centrale costava 2.96
UScent/KWh contro i 3.5-4 delle centrali a lignite e i circa 10 delle centrali a
carbone più obsolete.
Fino al 2003, in 20 anni di attività, non si era registrato alcun incidente di
rilievo e le ispezioni operative dall’AIEA avevano definito eccellenti le
condizioni dei reattori e la preparazione tecnica del personale. Una verifica
tenuta sui circa 400 impianti nucleari operativi nel mondo ha classificato il
complesso di Paks tra i 25 più efficienti2.
L’investimento in sicurezza è stato considerato prioritario anche per
l’approvazione del piano di prolungamento ed incremento dell’attività della
centrale. Tra il 1996 e il 2002 sono stati spesi 250M$ per nuovi sistemi di
sicurezza, strutture antisismiche e procedure di emergenza innovative “symptom-oriented”
Le condizioni di sicurezza sono state giudicate migliorate anche dalla recente
ispezione AIEA dello scorso 28 febbraio.
Incidente grave del 10.4.03
Nonostante questi positivi riscontri, il 10.4.2003 si è verificato il
danneggiamento delle barre di combustibile fissile del reattore n.2, durante le
annuali operazioni di manutenzione eseguite dalla Societá franco-tedesca
Framatome ANP. L’incidente è stato classificato a livello 3 (incidente
grave) della scala INES (International Nuclear Event Scale)3.
Il livello delle emissioni radioattive all’interno della centrale aveva superato
di due ordini di grandezza il livello di dose massima stabilito dall’AIEA (20
millisivert/anno)4.
L’incidente ha comportato un grave ritardo nella messa in funzione del reattore
n.2 (che da solo fornisce l’8% dell’Energia elettrica del Paese) con grave
perdita economica (50 milioni di fiorini al giorno), oltre che alti costi per la
sostituzione delle barre di combustibile (450-750 mil. HUF) benché avessero solo
due anni di vita.
Nell’aprile 2005 il suddetto reattore è stato rimesso in funzione, dopo parere
favorevole di quattro Istituti indipendenti: l’Istituto Kurchatov russo,
l’Istituto di Tecnologia Nucleare del Politecnico di Budapest, l’Istituto di
Ricerca Nucleare dell’Accademia Ungherese delle Scienze e l’Istituto di Ricerca
Nucleare Slovacco. La rimozione delle barre di combustibile danneggiate è in
programma entro il 2005. Le barre rimosse verranno conservate in immersione per
3-4 anni in vasche di contenimento.
Quadro legislativo
Il 1 Giugno 1997 è entrato in vigore l’Atomic Energy Act, che, insieme ai
successivi decreti, definisce le linee guida della politica atomica ungherese. I
compiti di controllo e sorveglianza sulle applicazioni sono di diretta
responsabilità del governo. Tali compiti sono eseguiti tramite l’authority
ungherese per l’energia atomica, HAEA, e i ministri competenti (Ministero degli
interni, Ministero dell’Economia e dei Trasporti, Ministero dell’Ambiente e
delle Acque, Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Regionale, Ministero
della Salute, Ministero della Famiglia e degli Affari Sociali).
L’HAEA ha responsabilità inerenti la sicurezza delle attività delle centrali,
delle loro scorie, la non proliferazione nucleare; la politica energetica
nucleare, le relazioni internazionali (e.g. i rapporti con l’AIEA).
Tramite autorizzazione governativa l’HAEA ha costituto l’Agenzia per la Gestione
dei Rifiuti Radioattivi (PURAM) per la gestione delle scorie radioattive e del
combustibile esausto e il decommissioning delle centrali. Il PURAM è
finanziato dal fondo per le centrali nucleari, costituito nel 1998.
L’UE in una recente nota ha fatto presente che troppi organismi con dirette
responsabilità operano nella gestione degli impianti nucleari di Paks5.
Tale affollamento aumenta il rischio che alcune importanti problematiche
potessero subire un ‘sovraccarico’ di attenzione a scapito dell’efficienza e del
funzionamento routinario degli impianti. Attenzione era inoltre rivolta
all’indipendenza dell’authority rispetto ai proprietari, produttori,
industrie di servizi, organi governativi del settore. Nel 2003 l’Act è
stato emendato (D.leg. 114/2003), in seguito all’armonizzazione nell’UE, in modo
da rafforzare l’indipendenza dell’HAEA, facendola dipendere direttamente dal
Ministero degli Interni. E’ stata creato, inoltre, il consiglio per il
coordinamento dell’energia atomica, AECC, per migliorare i rapporti tra i
ministeri e le istituzioni interessate.
Oltre ai quattro reattori della Centrale di Paks si segnala la presenza in
Ungheria di un reattore da 10 MW utilizzato per attività di ricerca presso
l’Università di Tecnologia ed Economia di Budapest.
Smaltimento del materiale radioattivo: Miniere di uranio di Mecsek
Nei pressi di Pecs, importante centro dell’Ungheria meridionale, sul lato
sud-ovest delle colline di Mecsek, è situata una miniera di uranio, che veniva
trasportato in Unione Sovietica per il suo trattamento a combustibile.
L’estrazione è stata interrrotta nel 1997, poichè l’uranio ricavato aveva un
prezzo triplo rispetto a quello di mercato. Programmi di risanamento, ad opera
dell’agenzia mineraria nazionale, sono iniziati nel ‘98 e terminati alla fine
del 2004.
Smaltimento del materiale radioattivo: Scorie ad alta intensità
Tra il 1966 e il 1998 l’Ungheria ha usufruito di un accordo privilegiato con la
Russia, per il trasporto del combustibile esausto. In seguito il PURAM (Agenzia
per la Gestione dei rifiuti radioattivi) ha adottato un apparato (di tipo MVDS,
dell’inglese GEC Alsthom) per lo stoccaggio temporaneo dry del
materiale fissile esausto, collocato nel sito di Paks. Il sistema ha carattere
modulare, è estensibile e può consentire la gestione del combustibile esaurito
per 50 anni. Alla fine del 2002 erano stati costruiti 11 moduli da 450 unità di
combustibile che ospitavano 3017 unità complessive. La centrale produce tra le
350 e 450 unità di combustibile esausto all’anno. Il Fondo Nazionale per le
Centrali Nucleari garantisce i finanziamenti per la continua estensione del
sistema.
Per la destinazione finale delle scorie, il PURAM è orientato verso il loro
stoccaggio definitivo. Le formazioni argillose (di aleurite di Boda), a 1100 m
di profondità, nei pressi della miniera di Mecsek sono allo studio come
possibile sito di stoccaggio definitivo del combustibile esausto della centrale,
per l’elevato grado di impermeabilità e le proprietà di isotope-binding.
Smaltimento del materiale radioattivo: Scorie a media e bassa intensità
Il materiale a radioattività bassa ed intermedia è attualmente processato e
immagazzinato in strutture ausiliarie nei pressi della stessa centrale di Paks.
Fino al 1996 le scorie della centrale erano stoccate in un sito nazionale presso
Püspöksyilágy, 40 Km a NE di Budapest, di tipo superficiale. Questo sito è usato
ora solo per il materiale radioattivo di origine non nucleare, per l’eccessiva
distanza da Paks ed in seguito ai movimenti di protesta della popolazione locale
(1990-1991). Il sito, sottoposto a successivi ampliamenti, è quasi giunto al
termine del suo utilizzo per esaurimento della sua capacità (nel 2003 era
rimasto un volume libero di 30m3).
Avvalendosi in gran parte di Fondi PHARE, è stata avviata una lunga attività di
studio e analisi sulla cui base il PURAM ha indicato formazioni granitiche a
Bátaapáti-Üveghuta, come sito per lo stoccaggio sotterraneo di materiale a bassa
ed intermedia radioattività. Il sito ha ottenuto parere favorevole da parte
della Società Geologica Ungherese (31.12.04) e della Convenzione Internazionale
per la Sicurezza di combustibile esausto e scorie radioattive (Vienna, novembre
2003) e dovrebbe entrare in funzione nel 2008. In alternativa un altro sito di
stoccaggio è stato individuato in località Udvari.
Relazioni internazionali
L’Ungheria mantiene un’ampia attività di cooperazione con autorità, impianti,
centri di ricerca ed istituti nell’ambito di progetti regionali indetti dall’UE
e dall’IAEA. Oltre che con paesi occidentali ad elevata tradizione nel settore,
l’Ungheria tiene stretti rapporti di collaborazione anche con paesi in cui sono
installati reattori prevalentemente del tipo VVER (in particolare con Russia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Finlandia).
B - Repubblica Ceca
Nella Repubblica Ceca sono in funzione 4 reattori di tipo VVER 440/213 di
vecchia generazione presso la centrale di Dukovany. Altri due rettori di tipo
VVER 1000/320 sono stati installati a Temelin nel Dicembre 2000 e Dicembre 2002,
rispettivamente. Il nucleare fornisce il 31% della produzione elettrica
complessiva. La potenza installata dell’intero settore energetico ammonta a
25.000 MWE, superando di gran lunga il fabbisogno energetico nazionale, per cui
la Repubblica Ceca è un netto esportatore di elettricità.
Gli impianti di Dukovany stanno attraversando un programma di modernizzazione
(noto come progetto MORAVA) per raggiungere gli standard di sicurezza previsti
dalle procedure UE (nel 1997 sono state 14 le chiusure di emergenza nella
centrale) e continuare ad operare fino al 2025.
Il National Report sulla sicurezza nucleare dell’aprile 20046
riferisce che più della metà delle raccomandazioni IAEA sono state soddisfatte,
aumentando di molto la sicurezza della centrale e concorda con le valutazioni
degli organismi internazionali7. Il completamento
dei lavori di modernizzazione è ora previsto per il 2010 contro il 2004 indicato
dal rapporto WENRA, ritardo dovuto anche alle scarse risorse finanziarie.
Gli impianti di Temelin, invece, progettati con la cooperazione di esperti
internazionali e con la combinazione di tecnologie Est-Ovest, sono considerati i
più adeguati alle norme e prassi occidentali fra tutti gli impianti di tipo VVER
1000/320.
Il 6 giugno 2004 si è verificato il versamento di circa 3000 litri di acqua di
raffreddamento all’interno della centrale; nonostante non si sia verificata
alcuna fuga radioattiva l’incidente ha destato preoccupazione nella vicina
Austria e segnali di preoccupazione ed allarme sono giunti da parte di diverse
ONG.
Problemi sono stati denunciati per le operazioni di immagazzinamento dei residui
radioattivi. In particolare, mentre per il materiale ad attività bassa ed
intermedia esistono siti adeguati presso le centrali e nella miniera abbandonata
di Limerice, per il combustibile esausto la situazione è ancora
irrisolta. Per ora il materiale è stoccato in siti temporanei (40 anni) nei
pressi della centrale di Dukovany, ma nessuna decisione è stata approvata se
procedere al loro reprocessing (giudicato antieconomico dalla società che
gestisce l’impianto) o al loro stoccaggio definitivo a carico dello Stato.
C - Repubblica di Slovacchia.
La Slovacchia possiede 6 NPP con potenza totale di 2404 MWE che forniscono il
57.4% del fabbisogno di energia elettrica del paese: due reattori sono di tipo
VVER 440/230 (Bohunice V1), due di tipo VVER 440/213 (Bohunice V2). Altri due
reattori di tipo V2 si trovano presso la centrale di Mochovce, operativi dal
1998 e 2000 rispettivamente. Questi impianti sorgono a 90 Km da Vienna e sono
contestati dalle autorità austriache, che hanno rinunciato al nucleare nel ‘78 a
seguito di un referendum popolare. La BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e
lo Sviluppo) e l’U.E. non hanno contribuito al finanziamento per l’impianto di
Mochovce, in quanto la sua costruzione era subordinata alla chiusura dei due
reattori di Bohunice V1, tuttora in funzione nonostante le gravi carenze in
materia di sicurezza. Rimane comunque l’impegno del governo slovacco di avviarne
la fase di chiusura nel 2006-2008 (è stata annunciata la chiusura del reattore I
a Bohunice prima del 31 Dicembre 2006 e del reattore II prima del 31 Dicembre
2008). Per il 2004-2006 gli aiuti finanziari sono ammontati a 90 M €.
La RiskAudit (gruppo di esperti franco-tedeschi responsabili della sicurezza) in
accordo con l’Associazione WENRA ha confermato che il livello di sicurezza dei
reattori di Mochovce è, invece, conforme alle raccomandazioni dell’AIEA in
materia di sicurezza.
Sono in costruzione, presso Mochovce i reattori, III e IV, per i quali sono già
stati spesi 400 M €. La conclusione del progetto dipende principalmente dalla
volontà degli investitori; in seguito ala privatizzazione del settore elettrico,
la società elettrica nazionale SE (Slovenske Elektrarne), che gestisce il
progetto, preferirebbe cedere la proprietà della centrale, anziché completarne i
lavori. La recente acquisizione del 66% della SE da parte dell’italiana ENEL
potrebbe variare la situazione8. L’ENEL dovrà
valutare in questa fase l’opportunità di sostenere i costi per terminare
l’impianto o accantonare il progetto.
Le scorie ad alta attività sono stoccate in depositi temporanei wet presso
Bohunice. Questi depositi sono stati rinnovati nel periodo 1997-2000 e la loro
capacità attuale è tale da poter soddisfare le necessità di Bohunice fino alla
sua dismissione e di Mochovice fino al 2015. E’ ancora da definire la scelta di
un sito per lo stoccaggio definitivo delle scorie.
I rifiuti radioattivi di media e bassa intensità sono tutti stoccati nei pressi
delle centrali, secondo un programma di gestione e ammodernamento che risale al
1993.
D - Repubblica di Slovenia.
La Slovenia ha in funzione un solo reattore, di fabbricazione statunitense, a
Krsko, di cui condivide lo sfruttamento in parti uguali con la Croazia. È un
reattore ad acqua pressurizzata tipo Westinghouse di grande potenza, che
funziona in piena conformità con le norme occidentali. L’energia prodotta
attualmente, dell’ordine di 4.8 TWh, copre circa 1/3 della produzione
complessiva di energia elettrica. Questa grande capacità produttiva rende anche
la Slovenia un importante esportatore netto di energia in Europa. Qualche
apprensione suscitano solo i criteri adottati in sede di progettazione circa i
rischi sismici cui l’impianto è soggetto9. Questo
aspetto è attualmente in fase di studio rispetto ai possibili riflessi sul piano
dell’affidabilità di esercizio e della sicurezza.
In Slovenia i decreti in materia di sicurezza nucleare rispecchiano la
legislazione già vigente nella ex-Federazione di Yugoslavia e non pienamente in
linea con le vigenti norme adottate nei paesi occidentali10.
Similmente agli altri paesi dell’area le scorie sono stoccate in siti
provvisori. Il sito principale per i rifiuti a bassa e media intensità è ormai
prossimo all’esaurimento della sua capienza. Sono state adottate nuove tecniche
di compattamento, trattamento delle scorie e riduzione dei rifiuti della
centrale per renderlo ancora adatto allo stoccaggio delle scorie. Il materiale
ad alta intensità è temporaneamente situato in vasche di raffreddamento,
recentemente risistemate e riadattate.
Gravi ritardi sono segnalati, invece, nello studio di strategie a lungo termine
di dismissione (interramento, reprocessing, stoccaggio in un paese terzo)
del combustibile esausto e nella scelta di un sito (sloveno o croato) per lo
stoccaggio delle scorie.
E – Lituania
La Lituania costituisce un caso unico tra i paesi del Centro-Est e i paesi
Baltici in quanto possedeva due reattori di tipo RBMK11
, dello stesso tipo di quelli di Chernobyl, presso la centrale di Ignalina, fra
i più potenti al mondo, con una produzione di 1500 MWE ciascuno. Fornivano l’85%
del fabbisogno di elettricità del paese, una percentuale fra le più elevate al
mondo. La loro dimensione e potenza era motivata dalla loro funzione di origine,
e cioè la produzione di plutonio destinato alle forze militari sovietiche.
Secondo i principali organismi internazionali, l’Agenzia che gestisce gli
impianti nucleari in Lituania (VATESI) è scarsamente affidabile sia in termini
di budget che di staff tecnico per assicurare standard in linea con le direttive
occidentali, specie in relazione alla protezione ambientale in caso di incidente
serio (sistema di confinamento inadeguato e non migliorabile allo stato
attuale).
Nell’ambito del processo di adesione all’U.E., la Lituania ha effettuato la
chiusura del reattore I il 31.12.04, ed ha predisposto quella del reattore II
entro il 31 dicembre 200912. L’aiuto finanziario
allocato è di 285M € per il periodo 2004-2006, altri stanziamenti sono previsti
al termine di tale scadenza.
In ambito di gestione dei rifiuti nucleari, la Lituania originariamente
destinava tutti i residui fissili all’Agenzia Centrale Sovietica che provvedeva
al loro trattamento. Dopo lo stoccaggio provvisorio in vasche affiancate ai
reattori, nel ‘96 la Lituania ha adottato i depositi di tecnologia tedesca (CASTOR)
che consentono uno stoccaggio di 50 anni delle scorie ad alta attività. A
seguito della richiesta di smantellamento del primo reattore, la Lituania ha
messo in funzione dal 2005 un ulteriore impianto provvisorio di stoccaggio delle
scorie. Nel 2001 è stata costituita l’Agenzia di Stato per le scorie nucleari
(RATA), con l’obiettivo di sviluppare e modernizzare la gestione e stoccaggio
dei rifiuti radioattivi. In particolare la RATA ha utilizzato i fondi PHARE per
l’implementazione del sito per rifiuti a bassa attività presso Maišiagala.
F – Polonia, Lettonia, Estonia
Questi paesi non posseggono reattori nucleari sul loro territorio. La Polonia e
l’Estonia ricevono comunque particolare attenzione e sostegno dagli organismi
internazionali preposti alla sicurezza dalle radiazioni in relazione alla
decontaminazione delle loro miniere di uranio.
G - Repubblica di Romania.
In Romania è in funzione un reattore, a Cernavoda, di tipo CANDU 6, di
concezione canadese. L’impianto è stato commissionato e costruito sotto la
responsabilità di un Consorzio occidentale (AECL, Atomic Energy of Canada Ltd.,
Ansaldo) ed è gestito da operatori con elevate attitudini professionali e
competenze di sicurezza nucleare in linea con gli standard dei paesi
occidentali.
La costruzione era iniziata alla fine degli anni 70 e terminata solo nel 1996, a
causa di gravi ritardi negli ultimi anni dell’era Ceaucescu. I restanti quattro
reattori per cui era stata inizialmente progettata la centrale sono in varie
fasi di completamento. Saranno ultimati nel 2007 i lavori per la costruzione del
secondo reattore. Una terza fase di ampliamento è in programma nel 2010.
Gli organismi preposti alla gestione dell’impianto hanno acquisito una buona
indipendenza dagli organismi preposti all’utilizzo e distribuzione dell’energia
nucleare. La principale preoccupazione è legata ad un eventuale ritiro
dell’assistenza tecnica e finanziaria canadese.
Preoccupazione desta solo il precoce “invecchiamento” degli impianti di tipo
CANDU, emersa negli anni 90, che ha costretto il Canada tra il 1997 e il 1998 a
chiudere 22 dei suoi impianti nazionali, uno solo dei quali è stato riattivato
nel 200313.
La situazione è migliore rispetto agli altri paesi dell’area anche rispetto alla
gestione dei rifiuti radioattivi. La Romania sta sviluppando programmi e misure
di gestione dei rifiuti fissili di livello internazionale quali contenitori
temporanei dry (DICA) di grande volume per il combustibile esausto e la
creazione di un sito a bassa profondità nei pressi della centrale per il
materiale di bassa e media attività. Ogni reattore di Cernavoda può ospitare
barre esauste per 10 anni. E’ in corso, inoltre, lo studio di fattibilità per
l’individuazione di un sito per lo stoccaggio definitivo del combustibile
esausto. Sulla base dell’esperienza maturata su altri impianti di tipo CANDU14
sono già stati stilati piani affidabili per il decommissioning della centrale.
H - Repubblica di Bulgaria.
In Bulgaria erano installati sei reattori nucleari, tutti situati presso la
centrale di Kozloduy. Quattro dei sei reattori erano del tipo più vecchio
VVER-440/230 e secondo il rapporto WENRA non sicuri. Le unità 5 e 6 sono invece
del tipo più recente VVER-1000/320; sono entrati in funzione rispettivamente nel
1988 e nel 1992 e non si discostano molto dalle norme occidentali sotto il
profilo della sicurezza.
Secondo la ‘Nota Tematica n.40’ del Parlamento Europeo, già nel 1993, nel quadro
del primo accordo CSN (Conto Sicurezza Nucleare) alla Bulgaria erano stati
assegnati 24M ecu per operazioni di miglioramento della sicurezza a breve
termine delle unità 1-4; tale finanziamento era condizionato alla dismissione
delle unità 1-2 entro il 1997 e delle unità 3-4 entro il 98. Le unità 1-2 sono
state, invece, chiuse solo il 31.12.02, mentre la chiusura delle unità 3-4 è in
programma per il 2006. La Bulgaria ha motivato tale ritardo asserendo che
l’esportazione di elettricità in Turchia e Grecia costituisce una delle
principali fonti di valuta pregiata per il paese. Per la chiusura dei 2 reattori
il paese sta cercando di ottenere 300 M € dall’UE15.
E’ di nuovo in programma, inoltre, il completamento della centrale termonucleare
di Béléne, progetto accantonato nel 1991 quando l’impianto era realizzato per il
40%. La centrale prevedeva quattro reattori di tipo VVER 1000/320. Gli studi di
fattibilità e in seguito di progettazione, particolarmente complessi, per il
tipo di tecnologia da adottare, sono stati affidati alla società americana
Parsons16 . Il progetto è stato contestato per
l’elevato rischio sismico della regione di Bèlène.
In tema di smaltimento delle scorie radioattive, sono stoccate in situ le barre
provenienti dai reattori VVER-440 presso vasche all’interno dell’area di
contenimento. Tali vasche sono quasi piene e la costruzione delle nuove
strutture in cemento per il contenimento delle scorie liquide è in notevole
ritardo. La gestione degli impianti nucleari in Bulgaria è affidata all’agenzia
CUAEPP (Committee on the Use of Atomic Energy for Peaceful Purposes).
Ulteriori risorse dovrebbero, inoltre, essere mobilitate per affrontare il grave
problema della contaminazione ambientale causata dalle attività di estrazione
dell’uranio svolte in passato.
----------------------
Nella Tab.1 vengono riassunti alcuni dati sul numero, tipo e dislocazione degli
NPP nell’area. Nel grafico viene messa a confronto la dipendenza della
produzione di energia elettrica prodotta da impianti nucleari dei paesi europei
dotati di NPP. In calce sono riportati i recenti interventi legislativi della UE
in materia di politica energetica nucleare.
PAESE |
N. centrali nucleari |
Località |
N. reattori |
Reattori in costruzione |
Energia Generata (TWh) |
Tipi di reattori |
E erogata in % fabbisogno nazionale Dati - 2004 |
UNGHERIA |
1 |
Pàks |
4 |
|
11,2 |
VVER 440/213 |
32.7% |
REP. CECA |
2 |
Dukovany Temelin |
6 |
|
25.8 |
4 VVER 440/213 2 VVER 1000/320 |
31.1% |
SLOVACCHIA |
3 |
Bohunice 1 Bohunice 2 Mochovce |
6 |
2 |
16,5 |
2 VVER 440/230 2 VVER 440/213 2VVER 440/213 |
57.4% |
SLOVENIA |
1 |
Krsko |
1 |
|
4,9 |
Westinghouse |
40.4% |
POLONIA |
- |
- |
- |
|
- |
- |
- |
ESTONIA |
- |
- |
- |
|
- |
- |
- |
LETTONIA |
- |
- |
- |
|
- |
- |
- |
LITUANIA |
1 |
Ignalina |
1 |
|
14.3 |
RBMK |
79.9% |
ROMANIA |
1 |
Cernavoda |
1 |
1 |
4,5 |
CANDU |
9.3% |
BULGARIA |
1 |
Kozloduy |
4 |
|
18,2 |
2 VVER 440/230 2 VVER 1000/320 |
37.7% |
UCRAINA |
4 |
Khmelnitski, Rovno, Konstantinovka, Zaporozhe |
15 |
2 |
76,7 |
VVER |
45.9% |
RUSSIA |
10 |
Saratov, Sverdlovsk |
31 |
4 |
138 |
15 VVER 15 RBMK 1 FBR |
16.5% |
Tab.1 Reattori nucleari dei paesi del Centro-Est Europa (Fonte
PRIS- IAE database, www-pub.iaea.org)
(*Fonte: French Economic Department. 2003)
LEGISLAZIONE COMUNITARIA
IN MATERIA DI POLITICA ENERGETICA NUCLEARE
Decisione 2005/84/Euratom del 24 gennaio 2005 - Consiglio - che
approva l'adesione della Comunità europea dell'energia atomica alla «convenzione
congiunta sulla sicurezza della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti
radioattivi» (G.U.U.E. L 30 del 3.2.2005).
Regolamento (CE) N. 1504/2004 del 19 luglio 2004 - Consiglio -
recante modifica e aggiornamento del regolamento (CE) n. 1334/2000 che
istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni di prodotti e
tecnologie a duplice uso (G.U.U.E. L 281 DEL 31.8.2004).
Decisione 2004/491/Euratom del 29 aprile 2004 - Commissione - che
modifica la decisione 1999/819/Euratom della Commissione, del 16 novembre 1999,
riguardante l'adesione della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom)
alla convenzione sulla sicurezza nucleare del 1994 con riferimento alla
dichiarazione ivi allegata. (G.U.U.E. L 172 del 6.5.2004).
Decisione 2004/294/CE dell'8 marzo 2004 - Consiglio - che
autorizza gli Stati membri che sono parti contraenti della convenzione di Parigi
del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare a
ratificare, nell'interesse della Comunità europea, il protocollo recante
modifica di detta convenzione o a aderirvi (G.U.U.E. L 97 dell'1.4.2004).
Rettifica della raccomandazione 2004/2/Euratom della Commissione,
del 18 dicembre 2003, relativa ad informazioni standardizzate sugli scarichi
radioattivi liquidi e gassosi emessi nell'ambiente dalle centrali nucleari e
dagli impianti di ritrattamento durante il normale funzionamento (Gazzetta
ufficiale dell'Unione europea L 2 del 6 gennaio 2004) (G.U.U.E. L 63 del
28.2.2004).
Raccomandazione 2004/2/Euratom del 18 dicembre 2003 - Commissione
- relativa ad informazioni standardizzate sugli scarichi radioattivi liquidi e
gassosi emessi nell'ambiente dalle centrali nucleari e dagli impianti di
ritrattamento durante il normale funzionamento [notificata con il numero C(2003)
4832] (G.U.U.E. L 2 del 6.1.2004).
Direttiva 2003/122/Euratom del 22 dicembre 2003 - Consiglio - sul
controllo delle sorgenti radioattive sigillate ad alta attività e delle sorgenti
orfane (G.U.E. L 346 del 31.12.2003).
Decisione 2003/882/CE del 27 novembre 2003 - Consiglio - che
autorizza gli Stati membri che sono parti contraenti della convenzione di Parigi
del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare a
firmare, nell'interesse della Comunità europea, il protocollo recante modifica
di detta convenzione (G.U.U.E. L 338 del 23.12.2003).
Bibliografia:
a) Nota Tematica n. 40 (Sicurezza Nucleare nei paesi candidati dell’Europa
Centrale e Orientale) del Parlamento Europeo. Giugno1999
b) Rapporto WENRA (Western European Nuclear Regulators Association). Ottobre
2000
c) Republic of Hungary, National Report, in the framework of thre Joint
Convention on the Safety of Spent Fuel Management and on the Safety of
Radioactive Waste Management (2002)
d) IAEA Agenzia internazionale per l’Energia Atomica, bullettin 46/1
e) IAEA, Agenzia internazionale per l’Energia Atomica, country profiles: Hungary,
Slovakia, Czech Republic, Romania, Slovenia, Lituania
f) IEA, Agenzia Internazionale per l’Energia, country report 2003: Hungary
“Safety of nuclear applications in Hungary, 2003, HAEA (Hungary Atomic Energy
Authority), June 2004.
________________________________________
(*) Stagiarie presso l’Ufficio dell’Addetto Scientifico,
Ambasciata d’Italia in Ungheria.
(**) Addetto Scientifico presso l’Ambasciata d’Italia in
Ungheria.
1 “l Ponte”,
edito dalla CCIU, Camera di Commercio Italo-Ungherese , Febb-Marzo 2005.
2 HAEA (Hungarian Atomic Energy Authority) report 2003.
3 Scala da uno a sette.
4 Fonte: Ambasciata d’Italia, attraverso diretti contatti con il
Centro Servizi Protezione Ambientale-Ispettorato. ‘Radiation Safety’ dell’Authority
ungherese per l’energia atomica.
5 rapporti WENRA e IEA.
6 Annex 4 to the National Report under the Convention on Nuclear
Safety of the Czech Republic Ref. No. 9347/3.2/2004.
7 AQG, Atomic Question Group, e WPNS, Working Party on Nuclear
Safety (2001).
8 Il Sole24ore, 18.2.05.
9 Nota tematica 40 del Parlamento Europeo.
10 Rapporto WENRA.
11 Reaktory Bolshoi Moshchnosti Kanalynye pure chiamati LWGR (Light-Water
Graphite-Moderated).
12 The Bullettin, Regional Environmental Center for Eastern and
Central Europe, n.11 (2002).
13 The Bullettin, Regional Environmental Center for Eastern and
Central Europe, n.12 (2003-2004).
14 Canadian Deterium Uranium.
15 Transitino.on.line, 14.04.05.
16 The Sophia Echo, 24.9.04.