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Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA)
Ecologically Equipped Productive Areas
HERMANN FRANCHINI* E ROBERTO PERRICONE*
Abstract
In the framework of italian law system APEA represent the transposition of Eco Industrial Park concept. Introduced by D.Lgs n 112/1998 they have recently been applied in some significative experiences carried out by Regione Marche and Provincia di Bologna.
Keywords: : Eco Idustrial Park, APEA, Provincia di Bologna
1. Le aree industriali e la sostenibilità ambientale
Il settore della produzione industriale è abitualmente considerato
responsabile di ripercussioni negative sull’ambiente, dovute essenzialmente
all’adozione di modelli di produzione insostenibili conseguenti allo
sfruttamento eccessivo di materie prime, all’utilizzo di risorse energetiche non
rinnovabili, all’emissione di sostanze inquinanti e alla produzione di rifiuti.
Solo di recente si sono cominciati a valutare i possibili benefici ambientali
che possono derivare dalla localizzazione di più aziende in una stessa area.
In particolare, è a partire dai primi anni ’90, grazie anche alla crescita della
domanda di qualità ambientale da parte del cittadino e di fasce sempre più ampie
di consumatori, che il tema della qualificazione ambientale degli
insediamenti produttivi ha assunto un’importanza sempre crescente, rendendo
necessaria una rivisitazione, in chiave migliorativa, del rapporto
impresa-ambiente e introducendo il concetto di eco-efficienza inteso come
modello che incoraggia le aziende a migliorare la loro competitività, la loro
capacità di innovazione e la loro responsabilità nei confronti dell'ambiente.
Questo nuovo modo di concepire la produzione industriale ha spinto numerosi
organismi internazionali e governi a promuovere un nuovo approccio alla gestione
ambientale delle aree produttive di tipo sistematico e preventivo.
Secondo il WBCSD (World Business Council for Sustainable Development), il
network che raggruppa circa 200 aziende internazionali accomunate dall’impegno
di rafforzare lo sviluppo sostenibile attraverso la crescita economica,
l’equilibrio ecologico e il progresso sociale, "l'eco-efficienza viene
raggiunta fornendo a prezzi competitivi prodotti e servizi che soddisfino i
bisogni umani e conducano ad una maggiore qualità della vita, riducendo
progressivamente l'impatto ecologico e l'uso di risorse naturali durante il
ciclo di vita del prodotto ad un livello per lo meno in linea con la capacità di
carico della terra". Questo concetto può riassumersi brevemente in
"creazione di maggior guadagno con minore impatto".
L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ha
definito l'eco-efficienza come "efficienza con la quale le risorse ecologiche
sono usate per andare incontro ai bisogni umani".
L'EEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) definisce l'eco-efficienza come
"maggior benessere con minore utilizzo della natura".
A livello europeo, la strategia di Göteborg (2001) ha introdotto un concetto
fondamentale trasversale a tutte le politiche integrate dei settori dell’Unione
Europea: lo sviluppo sostenibile in una prospettiva di “decoupling”,
ovvero di “disaccoppiamento” tra crescita economica ed inquinamento ambientale.
Fonte: Attilio Citterio, Dipartimento CMIC “Giulio Natta”, Politecnico di
Milano
Anche la Commissione Europea pone come obiettivo quello di “sganciare le
pressioni ambientali dalla crescita economica”, nell’ottica di un
miglioramento generale dell’ambiente e di “ripristinare e sviluppare il
funzionamento dei sistemi naturali” (2003). Gli orientamenti integrati per
la crescita e l’occupazione promossi dal Consiglio Europeo (2005), infine,
individuano nell’aumento complessivo dell’efficienza ecologico-economica il
presupposto alla crescita economica.
Questo significa che il benessere generato dall’attività economica deve
comportare costi ambientali progressivamente decrescenti, promuovendo le
eco-innovazioni di prodotto e introducendo tecnologie ambientali nei cicli di
produzione.
È, quindi, evidente che Sviluppo economico (orientato all’“eccellenza
economica” intesa come utilizzo di minori risorse e produzione di minori
quantità di rifiuti con conseguente risparmio di denaro e creazione di profitti)
e tutela dell'ambiente (finalizzata al raggiungimento dell’“eccellenza
ambientale” caratterizzata da una minore produzione di rifiuti e un minore
utilizzo di materie prime, e quindi un maggior livello di protezione
dell'ambiente) possono convergere in un percorso comune finalizzato al
raggiungimento di alcuni tra i più importanti traguardi dello sviluppo
sostenibile.
A tale proposito, un approccio molto utile al conseguimento degli obiettivi di
sostenibilità in campo industriale è suggerito dall’Ecologia Industriale e dagli
Eco-Industrial Park.
L’Ecologia Industriale rappresenta uno strumento basato su “una visione
sistemica dell’attività economica umana e delle sue interazioni con i sistemi
biologici, chimici e fisici, con l’obiettivo ultimo di stabilire e mantenere la
specie umana a livelli che siano sostenibili indefinitamente pur continuando
l’evoluzione tecnologica, economica e culturale” (Braden Allenby, 1992).
Uno dei maggiori promotori dell’Ecologia Industriale, Robert A. Frosh, sostiene
inoltre che tale disciplina “è basata su una semplice analogia con gli
ecosistemi ecologici naturali (…). La struttura di sistema dell’ecologia
naturale e la struttura di un sistema industriale, o di un sistema economico,
sono estremamente simili”.
Secondo Hardin Tibbs, infine, “l’Ecologia Industriale coinvolge la progettazione
delle infrastrutture industriali come se fossero una serie di ecosistemi
artificiali interconnessi che si interfacciano con l’ecosistema globale naturale
(…). Essa prende in considerazione lo schema dell’ambiente naturale come modello
per risolvere problemi ambientali e creare un nuovo paradigma per il sistema
industriale nel processo produttivo”.
Tale disciplina, quindi, in analogia con i sistemi naturali, suggerisce di
applicare ai sistemi industriali ed ai cicli di produzione e trasformazione i
principi che regolano il funzionamento dei sistemi naturali caratterizzati da
rapporti simbiotici, in cui i flussi di materia ed energia tendono alla chiusura
dei cicli a favore del riciclo e dell’uso delle risorse in cascata.
A tale proposito, una schematizzazione molto efficace è quella proposta da
Allenby (1992).
1. Industria tradizionale (processo lineare):
Si tratta del sistema di produzione più diffuso ed è caratterizzato da una
produzione considerevole di rifiuti.
Tale sistema potrebbe operare, in maniera sostenibile, solamente in una
situazione caratterizzata da un’illimitatezza di risorse per alimentare il
sistema e da un’illimitatezza di spazi in cui andare a smaltire i rifiuti
prodotti.
2. Sistema ecologico (equilibrio dinamico – chiusura dei cicli):
Questo sistema rappresenta l’equilibrio dinamico che si instaura in un sistema
ecologico, in cui energia e rifiuti sono costantemente riciclati e riutilizzati
da altri organismi e processi entro il sistema stesso. In un sistema a ciclo
perfettamente chiuso come quello rappresentato, solo l’energia solare (o altra
fonte rinnovabile) proverrebbe dall’esterno, mentre tutti i sottoprodotti
sarebbero costantemente riutilizzati o riciclati. Lo schema presentato
rappresenta l’obiettivo ideale cui dovrebbe tendere l’ecologia industriale.
3. Eco-Industrial Park:
Gli Eco-Industrial Park (EIP) sono sistemi industriali basati sulla
pianificazione degli scambi di materia ed energia, tesi a minimizzare l’uso di
energia e materie prime, ridurre la produzione di rifiuti e, in generale,
costruire rapporti ecologicamente, socialmente ed economicamente sostenibili.
Si tratta di una vera e propria “comunità di imprese che cooperano tra loro e
con la Comunità Locale per ripartire efficientemente le risorse (informazioni,
materiali, energia, infrastrutture ed ambiente naturale), con l’obiettivo di
perseguire l’efficienza economica, la qualità ambientale ed un equo sviluppo
delle risorse umane nelle aziende e nella Comunità locale” (U.S. President’s
WBCSD, 1996)
Questo approccio integrato persegue il raggiungimento di “benefici collettivi
superiori a quelli che si avrebbero dalla somma dei benefici individuali che
ciascuna impresa otterrebbe dall’ottimizzazione delle proprie performance” (Lowe
2003) attraverso un utilizzo efficiente delle risorse, la riduzione degli
impatti ambientali e la gestione delle interazioni tra ambiente e comunità
circostanti.
Fonte: elaborazione su dati della Provincia di Bologna
2. Le Aree produttive ecologicamente attrezzate (Apea)
Le Aree produttive ecologicamente attrezzate (Apea) rappresentano un modello
innovativo di area industriale, un modello in grado di coniugare sviluppo
economico e salvaguardia delle risorse naturali attraverso il miglioramento
delle condizioni ambientali delle aree, il miglioramento della competitività
delle imprese ivi dislocate, una gestione eco-sostenibile delle aree stesse e
l’ottimizzazione dei servizi interni.
Tale modello è rappresentato dalle Le Apea sono state introdotte
nell’ordinamento italiano dall’art. 26 del D.Lgs112/19981
che le definisce come aree industriali “..dotate delle infrastrutture e dei
sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e
dell’ambiente”. Lo stesso articolo impone per queste aree la presenza di una
gestione unitaria e stabilisce che “gli impianti produttivi localizzati nelle
aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle
autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti”.
L’Apea rappresenta, dunque, uno strumento di valorizzazione ecologico-ambientale
del territorio e al tempo stesso un’opzione strategica per la crescita di
competitività del sistema produttivo; per le imprese è un’opportunità
d’insediamento di eccellenza in quanto offrono economie di scala, infrastrutture
e servizi comuni, una gestione ambientale condivisa e partecipata, una riduzione
dei costi per l’approvvigionamento idrico ed energetico.
Gli obiettivi strategici alla base della realizzazione delle Apea sono
gli stessi individuati dall’UNEP2:
garanzia della salubrità per gli operatori e per gli utenti;
riduzione delle emissioni fisiche dei processi;
incremento dell’efficienza attraverso l’innovazione tecnologica.
Alla scala locale, ciò determina una serie di importanti vantaggi per le
imprese insediate che possono essere suddivisi in diretti ed indiretti.
Vantaggi diretti
sviluppo di sinergie fra le imprese attraverso sistemi di recupero e
riciclo delle materie prime e degli scarti di produzione. L’interscambio e l’uso
di prodotti secondari tra aziende limitrofe permette di risparmiare sui costi di
materie prime, acqua e energia, riducendo la quantità di rifiuti prodotti.
Questo indubbiamente favorisce un ritorno economico per le imprese, oltre a
permettere l’identificazione di nuove opportunità di collaborazione fra le
stesse e l’identificazione di soluzioni innovative per il risparmio energetico
ed idrico (ad esempio riutilizzo energetico dei rifiuti e/o di particolari
frazioni di raccolta differenziata, riutilizzo per il riscaldamento di acque
calde di processo..);
Realizzazione di sistemi per la massimizzazione dell’efficienza energetica
quali la cogenerazione, l’uso di fonti rinnovabili, ecc;
Realizzazione di sistemi di razionalizzazione nell’uso delle acque, con
conseguente risparmio a livello di singola impresa;
maggiore competitività;
risvolti positivi in termini di immagine.
Vantaggi indiretti
Il raggiungimento della qualifica di Apea consente il conseguimento di
importanti economie indirette, quali:
le imprese possono essere alleggerite dall’ottenimento di alcune delle
autorizzazioni ambientali necessarie, in particolare il soggetto gestore può
acquisire l’autorizzazione unica ambientale a nome delle stesse imprese e
l’avvio di attività sarebbe semplificato;
i costi per la gestione delle parti comuni o per l’erogazione di servizi a
quote agevolate;
il miglioramento della gestione ambientale delle aziende, minimizzando i
rischi di incidenti ambientali, ottimizzando l’uso di energia e delle risorse;
il conseguimento della certificazione ambientale delle singole imprese ed il
monitoraggio ambientale;
il trasporto collettivo, la gestione delle risorse umane, le attività
commerciali e di marketing, i servizi bancari e assicurativi, che rappresentano
costi con incidenza importante quando affrontati singolarmente dalle imprese.
In generale si può affermare, quindi, che la conversione di aree industriali in
aree ecologicamente attrezzate rappresenta un fattore per incrementare la
competitività del sistema delle imprese, agevolate nel miglioramento delle
proprie performance ambientali, facilitate nel rapporto con gli enti locali e
nell’ottenimento delle autorizzazioni ambientali, supportate nella
razionalizzazione dei costi e nell’utilizzo di infrastrutture comuni eco
sostenibili.
Queste aree possono, inoltre, rispondere ad alcuni temi di sviluppo locale e
pianificazione del territorio tra cui:
la necessità di ridurre la dispersione degli insediamenti artigianali e
industriali nel territorio;
il sostegno allo sviluppo economico industriale secondo una logica di
aggregazione per “poli”, integrati e interconnessi con le reti di trasporto di
merci, persone, dati ed immagini oltre che con le risorse nuove e del
territorio;
la riduzione dell’impatto sull’ambiente derivante dalla concentrazione di
insediamenti industriali;
l’aggregazione di una domanda di trasferimento tecnologico con ricadute per il
sistema produttivo che riguarda nuovi settori: energia, ambiente, risorse
idriche.
Per quanto riguarda il percorso metodologico da adottare per la
conversione di un’area industriale in Apea, le esperienze più avanzate
realizzate in questo campo hanno dimostrato come sia possibile un duplice
approccio: top-down e bottom-up3.
L’approccio top-down è incentrato innanzitutto sulle questioni ambientali
specifiche del sito, prima di passare all’esame delle necessità delle singole
imprese presenti nel sito.
Questo metodo parte da un’analisi generale del sito, dal punto di vista dei
requisiti di gestione ambientale, per arrivare all’elaborazione di un Programma
di Gestione Ambientale da applicare all’interno del sito. Successivamente viene
realizzata un’analisi più dettagliata dei bisogni di gestione ambientale delle
singole imprese.
Schema di sintesi del metodo top-down Fonte: Progetto Ecoland
L’approccio bottom-up, invece, parte dall’analisi delle singole imprese,
per elaborare un Programma di Gestione Ambientale per ogni singola impresa e
successivamente per il sito nel suo insieme.
Con questo metodo è possibile coinvolgere gli attori locali (Enti Locali,
imprese, ecc.) nella condivisione e nell’analisi dei problemi e nella
definizione di strategie future per l’area.
Le fasi previste per l’implementazione di questo metodo - che verranno meglio
dettagliate nel paragrafo 3.3.3 - possono essere così sintetizzate:
analisi preliminare dell’area;
programmazione e realizzazione di incontri di analisi di gestione ambientale
delle imprese;
analisi di politiche e programmi attivati nell’area;
revisione delle politiche ambientali dell’area;
attivazione di strategie ambientali per il miglioramento dell’area
industriale.
Schema di sintesi del metodo bottom-up Fonte: Progetto Ecoland
Come accennato precedentemente, in Italia il tema delle Apea è stato introdotto
dalla L. 59/19974
(c.d. legge Bassanini); successivamente, il D. Lgs. 112/1998 le ha definite come
(art. 26) “aree industriali dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari
a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente”, stabilendo
che le Regioni e le Province autonome regolino, con proprie leggi, le aree
industriali e le aree ecologicamente attrezzate.
A tale scopo le Regioni interessate a promuovere sul proprio territorio quelle
azioni finalizzate alla qualificazione tecnologica ed ambientale delle aree di
insediamento produttivo, per una progressiva conversione ecologica dell’economia
regionale, dovranno attuare un percorso giuridico-amministrativo che consenta di
disciplinare sia la progettazione e la realizzazione di nuove aree produttive
sia la riqualificazione di quelle esistenti.
Sulla scorta delle esperienze realizzate nelle uniche regioni italiane (Marche
ed Emilia Romagna) che hanno emanato specifici atti normativi per la
regolamentazione di questa materia, è possibile affermare che lo strumento più
idoneo a tale scopo è rappresentato da un atto di indirizzo e di
coordinamento tecnico5
emanato dalla Regione che, a partire dalle indicazioni contenute nella normativa
di riferimento, specifichi le caratteristiche e gli obiettivi prestazionali
delle aree ecologicamente attrezzate, avendo riguardo:
alla salubrità e igiene dei luoghi di lavoro;
alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del
terreno;
allo smaltimento e recupero dei rifiuti;
al trattamento delle acque reflue;
al contenimento del consumo dell’energia e al suo utilizzo efficace;
alla prevenzione, controllo e gestione dei rischi di incidenti rilevanti;
alla adeguata e razionale accessibilità delle persone e delle merci.
Nello specifico, i contenuti principali di tale atto di indirizzo e di
coordinamento tecnico possono essere sintetizzati nei seguenti elementi:
A) Distinzione di contenuto e di percorso tra aree nuove ed aree esistenti:
√ aree produttive ecologicamente attrezzate nuove: interventi su
terreni precedentemente non edificati o su aree dismesse. Questi interventi
permettono di prevedere nell’area (realizzata o trasformata), fin da subito, le
caratteristiche di area ecologicamente attrezzata;
√ aree produttive ecologicamente attrezzate esistenti: aree produttive
esistenti per le quali è stabilito, tramite un accordo tra istituzioni ed
imprese presenti nell’area, un programma di miglioramento progressivo delle
dotazioni e delle prestazioni ambientali, finalizzato al raggiungimento dei
caratteri di Apea.
B) Individuazione, in modo differenziato per le aree nuove e per le aree
esistenti, del percorso attuativo e gestionale:
√ individuazione e regolamentazione dell’area più idonea ad ospitare un
insediamento produttivo e più adatta ad essere allestita e gestita
nell’osservanza dei migliori parametri urbanistico territoriali;
√ attribuzione in capo agli enti locali o alle loro forme associative della
responsabilità in merito all’attività di indirizzo e controllo nell’attuazione
dell’Apea, con particolare riferimento alla predisposizione delle linee di
indirizzo in merito alla realizzazione della analisi ambientale iniziale, alla
redazione delle linee generali di politica ambientale che dovranno definire i
criteri alla base della gestione ambientale e di qualità dell’area e al
monitoraggio della sua attuazione e gestione; di particolare rilievo è la scelta
di prevedere che tali enti locali (comuni e Province) si avvalgano di norma di
un "Comitato di indirizzo" quale sede in cui costruire le scelte per l'Apea
coinvolgendo i soggetti e le imprese insediate o da insediare nell'area e
realizzando un miglioramento della "governance" per tali azioni;
√ individuazione di un Soggetto Responsabile, cui fa capo la
responsabilità della gestione dell’Area produttiva ecologicamente attrezzata,
attraverso il pieno coinvolgimento delle imprese insediate nell’area medesima;
√ definizione degli atti principali necessari per la realizzazione dell’area. In
particolare:
definizione degli accordi territoriali con gli enti pubblici coinvolti e degli
accordi con le imprese insediate o interessate ad insediarsi nell’area
ecologicamente attrezzata; questi ultimi dovranno contenere l’impegno delle
imprese medesime a rispettare le linee di indirizzo contenute nel programma
ambientale dell’area e le condizioni economiche e finanziarie per
l’insediamento;
definizione del programma ambientale dell’area ecologicamente attrezzata;
√ attività di monitoraggio nel tempo al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento continuo delle prestazioni dell’area ecologicamente attrezzata prefissati nel programma ambientale;
C) Indicazione delle caratteristiche urbanistiche ed ambientali, in modo
differenziato per le aree nuove e per le aree esistenti:
√ condizione necessaria per la qualificazione di area ecologicamente
attrezzata è costituita da un assetto che presenta un elevato standard di
qualità rispetto alle norme in vigore, rispondente a criteri di sviluppo
sostenibile, e che deve essere frutto della ricerca di performances
ambientali d’eccellenza.
* Ecosfera S.p.A – www.ecosfera.it
1 Decreto
Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, "Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del
capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59".
2 L’UNEP (Programma per l’ambiente delle Nazioni unite) ha
realizzato e pubblicato nel 1998 un manuale sulla gestione ambientale delle aree
industriali (The Environmental Management of Industrial Estates). La versione
italiana è a cura di Enrvironment Park di Torino (dossier 4).
3 Nella fattispecie, il metodo proposto fa riferimento a quello
elaborato nell’ambito del progetto Interreg “ECOLAND: un approccio ecologico per
i prossimi decenni” che riguarda la creazione di un network europeo fra partner
che vantano esperienze similari, al fine d’identificare un modello efficace per
la progettazione e gestione di aree industriale ecologicamente e
tecnologicamente attrezzate (www.ecolandproject.com).
4 Legge 15 marzo 1997, n. 59, "Delega al Governo per il
conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma
della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa".
5 Il percorso di definizione dell’atto di indirizzo e di
coordinamento tecnico proposto in questa sezione è stato ripreso dagli atti
normativi della Regione Emilia Romagna.
Pubblicato su www.AmbienteDiritto.it
il 06/07/2009