Copyright © Ambiente Diritto.it
Decreto 13 gennaio 2006
Ministero della Salute. Note orientative da integrazione dell'allegato II parte B del decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 206.
(GU n. 92 del 20-4-2006)
IL MINISTRO DELLA SALUTE
di concerto con
IL MINISTRO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO
Visto il decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 206, recante attuazione della
direttiva 98/81/CE che modifica la direttiva 90/219/CE concernente l'impiego
confinato di microrganismi geneticamente modificati;
Visto in particolare l'art. 3, comma 2, che prevede il recepimento di
provvedimenti comunitari relativi all'adozione delle parti B e C
dell'allegato II con decreto del Ministro della sanita' di concerto con il
Ministro dell'ambiente;
Visto il proprio decreto 6 dicembre 2001 di concerto con il Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio, che sostituisce l'allegato II,
parte B, relativamente ai criteri per stabilire la sicurezza per la salute umana
e per l'ambiente di alcuni microrganismi geneticamente modificati;
Vista la decisione della Commissione europea del 28 febbraio 2005 che stabilisce note orientative ad integrazione dell'allegato II, parte B della direttiva 90/219/CEE;
Sentita la Commissione interministeriale di coordinamento per le biotecnologie nella seduta del 28 luglio 2005;
Decreta:
Art. 1.
1. Il testo dell'allegato II, parte B, del decreto 6 dicembre 2001 del
Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio e' integrato dal testo dell'allegato al presente decreto.
Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
Roma, 13 gennaio 2006
Il Ministro della salute
Storace
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio
Matteoli
Registrato alla Corte dei conti il 16 marzo 2006
Ufficio controllo preventivo sui Ministeri dei servizi alla persona e dei beni
culturali, registro n. 1, foglio n. 205
Allegato
NOTE ORIENTATIVE AD INTEGRAZIONE DELL'ALLEGATO II PARTE B DEL DECRETO
LEGISLATIVO 206/2001
Introduzione.
Possono essere inclusi nell'allegato II, parte C solo i tipi di microrganismi
geneticamente modificati (MGM) che soddisfano sia i criteri generali che i
criteri specifici di cui all'allegato II, parte B.
Tutti gli MGM inclusi nell'allegato II, parte C sono pubblicati nella Gazzetta
Ufficiale insieme alle caratteristiche identificative o alle pertinenti fonti di
riferimento. Per stabilire se un determinato tipo di MGM puo' essere incluso
nell'allegato II, parte C occorre tenere conto di tutte le sue componenti e se
necessario anche del processo utilizzato per costruirlo. E' opportuno
sottolineare che, pur essendo necessario considerare tutti gli aspetti, soltanto
le caratteristiche dell'MGM sono valutate alla luce dei criteri di cui
all'allegato II, parte B. Se tutte le componenti dell'MGM esaminate
singolarmente sono ritenute sicure, e' molto probabile che l'MGM in questione
soddisfi i criteri di sicurezza. Poiche' tuttavia cio' non puo' essere dato per
scontato, occorre procedere ad un esame approfondito.
Se nel corso della produzione di un MGM finale sono prodotti microrganismi
intermedi, anche questi ultimi devono essere valutati alla luce dei criteri di
cui all'allegato II, parte B, per poter escludere ciascun tipo dall'ambito di
applicazione della direttiva e quindi di fatto ritenere accettabile l'esenzione
dell'impiego confinato nel suo complesso. Gli Stati membri devono fare in modo
che le presenti note orientative siano applicate sia dagli utilizzatori, ai fini
della predisposizione della documentazione attestante la sicurezza per la salute
umana e per l'ambiente dei tipi di MGM da includere nell'allegato II, parte C,
sia dalle autorita' nazionali competenti, in sede di verifica del rispetto dei
criteri previsti.
La documentazione deve contenere elementi di prova dettagliati e concreti, per
consentire agli Stati membri di valutare se le dichiarazioni relative alla
sicurezza degli MGM con riferimento ai suddetti criteri sono giustificate. In
caso di incertezza scientifica, occorre adottare un approccio precauzionale; gli
MGM potranno essere presi in considerazione ai fini dell'esenzione solo in
presenza di prove convincenti del rispetto dei criteri.
Una volta verificato il rispetto dei criteri, l'autorita' nazionale competente
che riceve la documentazione deve trasmetterla alla Commissione, che a sua volta
deve consultare il comitato istituito ai sensi dell'art. 21 della direttiva in
merito all'inclusione dell'MGM nell'allegato II, parte C. Nell'appendice 1 sono
riportate le definizioni dei termini utilizzati.
1. Criteri generali.
1.1. Verifica/convalida del ceppo.
Occorre stabilire e convalidare l'identita' del ceppo e caratterizzare
opportunamente la struttura e la funzione del
vettore/inserto cosi' come presenti nell'MGM finale. Una descrizione dettagliata
dell'evoluzione storica del ceppo in questione (compresa la storia delle
modificazioni genetiche) puo' fornire informazioni utili ai fini della
valutazione della sicurezza. Occorre inoltre chiarire il rapporto tassonomico
con microrganismi nocivi strettamente affini gia' noti, che consente di ricavare
informazioni sulle eventuali caratteristiche nocive normalmente non espresse ma
che potrebbero esprimersi a seguito della modificazione genetica. E' opportuno
verificare anche l'identita' dei sistemi di coltura di cellule e tessuti
eucariotici sulla base delle classificazioni internazionali (ad esempio ATCC o
altre).
Occorre passare in rassegna la letteratura scientifica in materia per studiare i precedenti, la documentazione relativa alla sicurezza, i dati tassonomici e i marcatori fenotipici e genetici; in particolare si consiglia di utilizzare il «Bergeys Manual of Determinative Bacteriology», riviste e articoli scientifici nonche' le informazioni ottenute da societa' private che forniscono il DNA.
Altre informazioni utili possono essere ricavate dalle collezioni di colture e dalle organizzazioni per la collezione di colture, quali la Federazione mondiale delle collezioni di colture cellulari (World Federation of Culture Collections - WFCC) che pubblica il repertorio mondiale delle collezioni di colture di microrganismi, e l'Organizzazione europea delle collezioni di colture cellulari (European Culture Collections Organisation - ECCO). E' opportuno tenere conto anche delle principali collezioni europee di colture che conservano gruppi quantitativamente significativi di microrganismi.
Nel caso di un nuovo isolato o di un nuovo ceppo non ancora studiati in maniera
approfondita occorre affrontare le eventuali questioni rimaste irrisolte
ricorrendo ai test effettuati per confermare l'identita' dell'MGM in questione.
Questa situazione puo' verificarsi quando il ceppo dell'MGM differisce
notevolmente dal ceppo parentale o dai ceppi parentali, ad esempio perche'
derivato da una fusione cellulare o da modificazioni genetiche multiple.
I test eventualmente necessari per confermare l'identita' del ceppo possono
comprendere lo studio della morfologia, la colorazione, la microscopia
elettronica, la sierologia, i profili nutrizionali basati sull'utilizzazione e/o
sulla degradazione, l'analisi isoenzimatica, il profilo proteico e degli acidi
grassi, la percentuale di G + C, le impronte del DNA e dell'RNA,
l'amplificazione di sequenze di DNA/RNA proprie dell'unita' tassonomica in
questione, l'uso di sonde geniche, l'ibridazione con sonde di DNA specifiche per
l'RNA ribosomiale e il sequenziamento del DNA o dell'RNA. I risultati di questi
test dovrebbero essere opportunamente documentati.
L'identificazione dei geni dell'MGM avviene in condizioni ottimali quando sono
note le sequenze nucleotidiche complete del vettore e dell'inserto. In questo
modo si puo' risalire alla funzione di ciascuna unita' genetica. Ove possibile,
le dimensioni del vettore e dell'inserto dovrebbero essere limitate alle
sequenze geniche necessarie per ottenere la funzione desiderata. In questo modo
si riduce la probabilita' di introduzione e di espressione di funzioni
criptiche o di acquisizione di caratteristiche indesiderate.
1.2. Prove documentate e riconosciute della sicurezza dell'MGM. E' necessario
provare e documentare la sicurezza dell'MGM, ad esempio presentando i risultati
di test gia' effettuati o dati ricavati dalla letteratura scientifica o
documenti che comprovino la sicurezza dell'organismo. Occorre sottolineare che
l'esistenza di precedenti che attestino l'uso sicuro del microrganismo non
garantisce necessariamente la sicurezza, specialmente se l'MGM e' stato
utilizzato in condizioni rigorosamente controllate per ragioni di sicurezza.
Le prove documentate della sicurezza del ceppo ricevente o parentale
costituiscono un elemento fondamentale per decidere se un MGM soddisfa questo
criterio. Tuttavia l'MGM in questione puo' avere subito modifiche significative
rispetto alla generazione parentale, che potrebbero incidere sulla sua sicurezza
e che devono quindi essere studiate attentamente. In particolare, occorre
procedere con molta cautela se la modificazione genetica e' stata concepita per
eliminare un tratto dannoso o patogeno dal ceppo ricevente o parentale. In
questi casi, per dimostrare la sicurezza occorre fornire prove documentate
dell'avvenuta rimozione dei tratti dannosi o potenzialmente dannosi.
Se non sono disponibili dati specifici sul ceppo ricevente o parentale e' possibile utilizzare i dati raccolti per la specie. Tali dati, suffragati dall'analisi della bibliografia esistente in materia e da studi tassonomici sulla variazione del ceppo all'interno della specie, possono fornire prove della sicurezza del ceppo ricevente o parentale in questione.
In assenza di informazioni che consentano di provare la sicurezza dell'MGM,
occorre effettuare appositi test per dimostrare tale sicurezza.
1.3. Stabilita' genetica.
La modificazione genetica non deve accrescere la stabilita' dell'MGM rispetto ai
microrganismi non modificati presenti nell'ambiente, per evitare qualunque
possibile danno. Qualora un'eventuale instabilita' dovuta alla modificazione
genetica possa influire negativamente sulla sicurezza dell'organismo, occorre
fornire prove della stabilita', in particolare nei casi in cui e' stata
introdotta nell'MGM una mutazione inattivante che ne attenua le proprieta'
nocive.
2. Criteri specifici.
2.1. Assenza di patogenicita'.
L'MGM non dovrebbe causare patologie o danni alla salute di esseri umani, piante
o animali sani ne' in condizioni normali, ne' a seguito di incidenti
ragionevolmente prevedibili (ad es. puntura da ago, ingestione accidentale,
esposizione ad aerosol e dispersione con successiva esposizione ambientale). Nel
caso in cui esista una
maggiore probabilita' che siano esposti all'MGM individui immunocompromessi (ad
esempio quando l'MGM e' destinato ad essere utilizzato in ambito clinico)
occorre tenere conto, nel momento in cui si valuta la sicurezza complessiva
dell'MGM, dei possibili effetti derivanti da tale esposizione.
L'esame della letteratura scientifica e le informazioni di base raccolte per
stabilire la conformita' ai criteri generali dovrebbero fornire la maggior parte
dei dati richiesti in questa sede. E' comunque necessario analizzare i dati
storici sulla manipolazione e sulla sicurezza della specie e dei ceppi
strettamente affini. Occorre inoltre consultare gli elenchi degli agenti
patogeni umani, animali e vegetali.
I vettori virali eucariotici da iscrivere nell'allegato II, parte C non devono
produrre effetti nocivi per la salute umana e per l'ambiente. Occorre conoscere
le loro origini, i meccanismi di attenuazione e la stabilita' delle
caratteristiche in questione. Ove possibile occorre confermare la presenza di
tali caratteristiche nel virus prima e dopo la modificazione. Se si utilizzano
vettori di questo tipo e' preferibile ricorrere unicamente a mutazioni per
delezione. Un'altra soluzione accettabile e' rappresentata dai costrutti che
utilizzano vettori di DNA o RNA derivati da virus in
cellule ospiti coltivate nelle quali non sono presenti ne' possono essere
prodotti virus infettivi.
Si ritiene improbabile che i ceppi non virulenti di specie patogene
riconosciute, quali i vaccini vivi per l'immunizzazione umana e animale, possano
causare patologie; di conseguenza essi soddisfano i criteri di cui all'allegato
II, parte B a condizione che:
1) l'esame della letteratura scientifica confermi la sicurezza del ceppo non
virulento e l'assenza di effetti negativi sulla salute umana, animale o
vegetale; oppure
2) il ceppo sia stabilmente privo di materiale genetico che determina virulenza o presenti mutazioni stabili che notoriamente attenuano in misura sufficiente la virulenza (test di patogenicita', studi genetici, sonde geniche, rilevazione di fagi e plasmidi, mappatura degli enzimi di restrizione, sequenziamento, sonde proteiche) e la cui sicurezza risulti sufficientemente provata.
Occorre prendere in considerazione il rischio di inversione della delezione o della mutazione genica a seguito di eventuali nuovi trasferimenti di geni.
Qualora l'analisi bibliografica e gli studi tassonomici non consentano di ricavare le informazioni necessarie, occorre effettuare test di patogenicita' adatti al microrganismo in questione. I test dovrebbero essere effettuati sull'MGM anche se in alcuni casi potrebbe risultare opportuno effettuarli sul ceppo ricevente o parentale. Tuttavia, se l'MGM e' sostanzialmente diverso dai suoi organismi parentali occorre procedere con attenzione per evitare false conclusioni di non patogenicita'.
Di seguito sono indicati alcuni esempi di ceppi riceventi o parentali di microrganismi per la produzione di MGM in grado di soddisfare i criteri per l'inclusione nell'allegato II, parte C: derivati di ceppi batterici resi sufficientemente inattivi, ad esempio Escherichia coli K12 e Staphylococcus aureus 83254, la cui crescita e sopravvivenza dipendono dall'aggiunta di nutrienti non presenti nel corpo umano o nell'ambiente esterno al mezzo di coltura (ad es. fabbisogno di acido diaminopimelico e auxotrofia di timina);
i sistemi di coltura di cellule e tessuti eucariotici (vegetali o animali,
inclusi i mammiferi) possono essere considerati come ospiti resi
sufficientemente inattivi. Gli MGM basati su tali cellule devono soddisfare gli
altri criteri indicati nel presente documento (ad esempio assenza di agenti
avventizi nocivi o di vettori mobilizzabili);
i ceppi di ospiti non patogeni di tipo selvatico possono avere nicchie
ecologiche estremamente specializzate e di conseguenza avere un impatto
ambientale minimo in caso di dispersione accidentale, oppure sono talmente
diffusi ma inoffensivi da rendere una dispersione accidentale praticamente priva
di conseguenze per la salute degli esseri umani, degli animali o delle piante.
Di questa categoria fanno parte i seguenti organismi ospiti: batteri lattici,
rizobatteri, termofili estremi, batteri o funghi produttori di antibiotici. Deve
trattarsi di microrganismi le cui caratteristiche genetiche e molecolari sono
ben conosciute e ben documentate. Il vettore e l'inserto, cosi' come presenti
nell'MGM finale, non dovrebbero contenere geni che esprimono una proteina attiva
o un trascritto (ad esempio determinanti di virulenza, tossine, ecc.) ad un
livello e in una forma tali da conferire all'MGM un fenotipo
patogeno per gli esseri umani, gli animali e le piante o in grado di produrre
effetti nocivi per l'ambiente.
E' opportuno evitare l'uso di vettori o inserti contenenti sequenze che codificano tratti nocivi in determinati microrganismi, ma che non conferiscono all'MGM un fenotipo patogeno per gli esseri umani, gli animali e le piante o nocivo per l'ambiente. Occorre accertarsi che il materiale genetico inserito non codifichi un determinante di patogenicita' in grado di sostituirsi ad una mutazione inattivante presente nell'organismo parentale.
Il fenotipo risultante da un vettore puo' dipendere dall'organismo ricevente o
da quello parentale; tuttavia cio' che
vale per un ospite non dovrebbe essere dato per scontato anche quando il
costrutto e' trasferito ad un altro ospite. Ad esempio, un vettore costituito da
un retrovirus inattivato, se utilizzato in batteri oppure nella maggior parte
delle linee cellulari, non e' in grado di produrre particelle virali infettive;
tuttavia lo stesso vettore utilizzato in una linea cellulare di packaging
potrebbe produrre particelle virali infettive e, in funzione della natura
dell'inattivazione e delle sequenze dell'inserto, conferire all'MGM un fenotipo
in grado di causare patologie.
2.1.1. Assenza di tossinogenicita'.
L'MGM non dovrebbe produrre tossine indesiderate, ne' un aumento della
tossinogenicita' a seguito della modificazione genetica subita. Tra le tossine
microbiche si possono citare ad esempio le esotossine, le endotossine e le
micotossine. L'analisi del ceppo ricevente o parentale puo' fornire utili
informazioni al riguardo.
E' opportuno sottolineare che, sebbene un ceppo ricevente o parentale sia privo
di tossine, non si puo' comunque escludere la possibilita' che il vettore o
l'inserto introducano tossine oppure ne stimolino o deprimano la produzione.
Occorre pertanto verificare attentamente la presenza di tossine, malgrado cio'
non impedisca
necessariamente l'inclusione dell'MGM nell'allegato II parte C.
2.1.2. Assenza di allergenicita'.
Sebbene tutti i microrganismi siano in qualche misura potenzialmente allergenici,
alcune specie sono espressamente riconosciute come tali; esse sono elencate
nella direttiva 93/88/CEE e nella direttiva 95/30/CE e successive modifiche.
Occorre stabilire se l'MGM in questione fa parte di questo gruppo specifico di
allergeni. Le componenti allergeniche dei microrganismi comprendono le membrane
cellulari, le spore, i metaboliti naturali (ad es. enzimi proteolitici) e alcuni
antibiotici. Se il vettore e l'inserto sono espressi nell'MGM finale il prodotto
genico non deve possedere attivita' biologiche in grado di generare importanti
allergeni. Si deve tuttavia osservare che questo criterio non puo' essere
applicato in termini assoluti.
2.2. Assenza di agenti avventizi nocivi.
L'MGM non deve ospitare agenti avventizi noti, ad esempio micoplasmi, virus,
batteri, funghi, altre cellule animali o vegetali e simbionti che possano
causare effetti nocivi. Un metodo per evitare questo problema consiste
nell'utilizzare, ai fini della costruzione dell'MGM, un ceppo ricevente o
parentale notoriamente privo di agenti
avventizi nocivi; tuttavia non si puo' presupporre che l'MGM in questione
sia privo di agenti avventizi solo perche' lo erano gli individui parentali.
Infatti, durante la costruzione dell'MGM potrebbero essere stati introdotti
nuovi agenti avventizi.
Occorre prestare particolare attenzione quando si deve stabilire se le colture
di cellule animali contengono agenti avventizi potenzialmente nocivi quali il
virus della coriomeningite linfocitica o micoplasmi come il Mycoplasma
pneumoniae. Gli agenti avventizi possono risultare di difficile individuazione e
occorre dunque tenere
conto dei limiti di efficacia dei metodi di screening.
2.3. Trasferimento di materiale genetico. Qualora sia in grado di produrre nel
microrganismo ricevente un
fenotipo nocivo, il materiale genetico inserito nell'MGM non dovrebbe essere
trasmissibile ne' mobilizzabile.
Il vettore e l'inserto non dovrebbero trasferire all'MGM alcun marcatore della
resistenza qualora la resistenza possa compromettere un trattamento terapeutico.
La presenza di tali marcatori non esclude comunque a priori l'inclusione
dell'MGM nell'allegato II, parte C, ma sottolinea ancora una volta l'importanza
che tali geni non siano
mobilizzabili.
I vettori quali virus, cosmidi o altri tipi di vettori derivati da virus ed utilizzati come vettori di clonazione dovrebbero anche essere resi non lisogenici (privandoli ad esempio del repressore cI-\lambda ). L'inserto non dovrebbe essere mobilizzabile, ad esempio a causa della presenza di sequenze trasferibili di provirus o di altre sequenze funzionali di trasposizione.
Alcuni vettori integrati nel cromosoma ospite possono anch'essi essere
considerati non mobilizzabili ma dovrebbero comunque essere esaminati caso per
caso, con particolare riferimento ai meccanismi che potrebbero facilitare la
mobilita' del cromosoma (ad es. la presenza di un fattore sessuale cromosomico)
o la trasposizione ad
altri repliconi eventualmente presenti all'interno dell'ospite.
2.4. Sicurezza per l'ambiente in caso di dispersione accidentale. Normalmente un
microrganismo geneticamente modificato puo' causare danni all'ambiente solo se
e' in grado di sopravvivere e se possiede caratteristiche pericolose. Nel
prendere in considerazione i danni per l'ambiente, occorre tenere conto delle
differenti
condizioni ambientali esistenti negli Stati membri e, se necessario, ipotizzare
eventuali situazioni estreme. Occorre inoltre fornire, ove disponibili, i dati
relativi a precedenti emissioni (deliberate o no) e al loro eventuale impatto
sull'ambiente.
2.4.1. Sopravvivenza dell'organismo.
Per stabilire se un microrganismo geneticamente modificato puo' avere effetti negativi per l'ambiente o
causare patologie nelle piante e negli animali, occorre stabilire se le
caratteristiche biologiche dell'MGM in questione possono rafforzare, lasciare
inalterata o diminuire la sua capacita' di sopravvivenza nell'ambiente. Qualora
sia stato reso biologicamente inadatto a sopravvivere nell'ambiente, l'MGM non
sopravvivera' per periodi
significativi al di fuori delle strutture di contenimento e quindi la
probabilita' di un'interazione con l'ambiente risultera' scarsa. In sede di
valutazione degli eventuali effetti negativi sull'ambiente occorre tenere
presente anche il destino probabile degli MGM che sfuggono alle misure di
confinamento ed entrano nelle reti alimentari.
2.4.2. Dispersione.
Per stabilirsi nell'ambiente un MGM deve essere in grado di sopravvivere alla
dispersione ed insediarsi in una nicchia adatta. Occorre dunque tenere presente
il metodo di dispersione e la probabilita' di sopravvivenza durante la
dispersione. Molti microrganismi ad esempio sopravvivono se dispersi in aerosol
e in piccole particelle, oppure attraverso gli insetti e i vermi.
2.4.3. Insediamento dell'organismo nell'ambiente.
L'insediamento in un determinato ambiente dipende dalla natura dell'ambiente nel
quale avviene la dispersione e dalla capacita' dell'MGM di sopravvivere al
trasferimento nel nuovo ambiente. La capacita' di insediarsi in una nicchia
adeguata varia in funzione delle dimensioni della popolazione vitale, delle
dimensioni della nicchia stessa e della maggiore o minore frequenza di nicchie
adatte per la specie. Le probabilita' variano di specie in specie ed inoltre la
resistenza o la sensibilita' agli stress biotici o abiotici influiscono
anch'esse notevolmente sulla capacita' di insediamento di un MGM nell'ambiente.
La persistenza di un MGM nell'ambiente per un periodo significativamente lungo
dipende dalla sua capacita' di sopravvivere e di adattarsi alle condizioni
ambientali, oppure da un tasso di crescita competitivo. Questi fattori possono
essere a loro volta influenzati dalla modificazione genetica subita e dal sito
di integrazione. Esistono alcuni casi in cui la modificazione genetica non
influisce sulla capacita' di sopravvivenza, ad esempio quando: il prodotto
genico che contribuisce alla formazione di un
metabolita secondario, formatosi alla fine della crescita, non puo' promuovere
l'avvio della crescita.
2.4.4. Trasferimento di materiale genetico.
La quantita' di informazioni disponibili sul trasferimento di materiale genetico
tra microrganismi e' in continuo aumento. Anche se l'MGM ha una capacita' di
sopravvivenza molto limitata, occorre stabilire se il materiale genetico
introdotto e' in grado di persistere nell'ambiente o di trasferirsi in altri
organismi e provocare danni. Il trasferimento di materiale genetico e' stato
osservato in condizioni sperimentali nel suolo (incluse le
rizosfere), nel tratto intestinale degli animali e nell'acqua, mediante
coniugazione, trasduzione o trasformazione.
La possibilita' di trasferimento di materiale genetico da un MGM con ridotta
probabilita' di crescita e capacita' limitata di sopravvivenza e' molto remota.
Se l'MGM non trasporta plasmidi autotrasmissibili o fagi trasduttori si puo'
praticamente escludere qualsiasi trasferimento attivo. Inoltre il rischio e'
molto limitato se il vettore o l'inserto non sono autotrasmissibili o sono
scarsamente mobilizzabili.
----
Appendice 1
DEFINIZIONI DEI TERMINI UTILIZZATI NEL PRESENTE DOCUMENTO
Agenti avventizi: altri microrganismi attivi o latenti che vivono in contiguita'
o all'interno del microrganismo in questione.
Antigene: qualsiasi molecola che induca le cellule B a produrre un anticorpo specifico. La molecola puo' essere riconosciuta specificamente dagli elementi di adattamento del sistema immunitario, ossia dalle cellule B o dalle cellule T o da entrambe.
Allergene: antigene in grado di sensibilizzare gli individui in modo da provocare in essi una reazione di ipersensibilita' in caso di successiva esposizione.
Allergia: complesso di reazioni immediate di ipersensibilita' che si verificano
quando una risposta IgE e' diretta contro un antigene innocuo, ad esempio una
cellula batterica non patogena e non vitale. I mastociti sensibilizzati dall'IgE
liberano mediatori farmacologici, con conseguente reazione infiammatoria acuta e
sintomi quali asma,
eczema o rinite. Coniugazione: trasferimento attivo di DNA da un ospite a un
altro.
Cosmide: tipo di vettore da clonazione che contiene un plasmide nel quale sono
state inserite sequenze cos di un fago lambda.
Patologia: qualunque alterazione strutturale o funzionale in un essere umano,
animale o vegetale immunocompetente che causa malattie o disturbi rilevabili.
Espressione: processo di produzione di trascritti di RNA, proteine e polipeptidi
tramite le informazioni contenute nei geni dei MGM. In questa sede «espressione»
corrisponde anche alla misura del livello presunto o noto di espressione del
materiale genetico inserito.
Mobilizzazione: trasferimento passivo da un ospite all'altro. Vettori a ridotta
mobilizzazione: vettori con una o piu' funzioni di trasferimento difettose che
difficilmente sono mobilizzati per l'intervento di altri elementi che
suppliscono alle funzioni mancanti.
Patogenicita': capacita' di un microrganismo di provocare una patologia tramite
infezione, tossicita' o allergenicita'. La patogenicita' e' un attributo
significativo sul piano tassonomico ed e' caratteristica di una specie.
Plasmide: pezzo di DNA extracromosomico autoreplicante riscontrato in molti
microrganismi, che generalmente conferisce alcuni vantaggi evolutivi alle
cellule ospiti.
Microrganismo ricevente o parentale: microrganismo che ha subito la
modificazione genetica.
Rizobatteri: batteri presenti nella rizosfera, ossia nel suolo ad immediato
contatto con le radici delle piante, che penetrano nelle radici per via
intracellulare o intercellulare. I rizobatteri sono spesso utilizzati per
l'inoculazione di microbi/semi in agricoltura.
Trasduzione: l'incorporazione di DNA batterico nelle particelle di un
batteriofago e il loro trasferimento in un batterio ricevente.
Trasformazione: captazione di DNA nudo da parte di una cellula.
Vettore: elemento che trasporta molecole di DNA o RNA ad esempio un plasmide o un batteriofago nel quale puo' essere inserita una sequenza di materiale genetico per essere introdotta in una nuova cellula ospite dove verra' replicata e in alcuni casi espressa.
Virulenza: capacita' di produrre effetti nocivi. La capacita' di danneggiare le
specie ospiti puo' variare notevolmente tra i singoli ceppi di un microrganismo.